Cerimonia stamani al Belvedere di Corso Garibaldi per non dimenticare i quattro giovani torresi – Giovanni Battiloro, Matteo Bertonati, Antonio Stanzione e Gerardo Esposito – che persero la vita il 14 agosto 2018 nel crollo del ponte Morandi. A distanza di cinque anni dal crollo, che provocò 43 morti e 566 sfollati, non c’è ancora una conclusione giudiziaria. La sentenza di primo grado è attesa per il 2024, ma potrebbe non essere realistico.
“La città di Torre del Greco – le parole del sindaco Luigi Mennella – è stata sempre accanto ai genitori per una ferita che non si rimargina. Sappiamo che il processo è ancora in atto. Noi, come comunità, aspettiamo le ragioni ma anche sono i colpevoli di questa immane tragedia. Tutta Torre è accanto alle famiglie. Tragedia subita anche a tutta la nostra città. E i nostri angeli non andranno mai dimenticati. A breve intitoleremo una nuova strada e procederemo a delle migliorie del monumento a loro dedicato.
Presente alla cerimonia alla vicepresidente della Regione Campania, Loredana Raia: “Ancora una volta, dopo cinque anni, siamo qui a ricordare i nostri quattro ragazzi. Vogliamo provare a tenere sempre alta l’attenzione delle Istituzioni su quello che è l’esercizio della responsabilità. Torre del Greco è stata duramente colpita da questa tragedia. Proprio in virtù di questo dolore forte che ancora proviamo, vogliamo esercitare la testimonianza verso le istituzioni affinché la prevenzione possa diventare la nuova cultura nell’esercizio della responsabilità delle istituzioni e dei privati e di tutti coloro che devono occuparsi della sicurezza e del benessere dei cittadini”.
A celebrare il momento religioso, il parroco della chiesa della Madonna di Porto Salvo, don Vincenzo Vitiello, che ha rivolto a tutti i presenti una benedizione e ha così commentato: “Il dolore, la sofferenza, la morte, l’angoscia non hanno l’ultima parola. Giovanni, Matteo, Antonio e Gerardo vivono in Dio e in Dio non c’è dolore né sofferenza. Dobbiamo chiedere al Signore di poter darci la grazia di vivere la nostra vita sapendo di non essere da soli. Lui ci è vicino. È vero non si può morire in questo modo: in noi c’è la rabbia, c’è la pretesa di conoscere la verità e dobbiamo conoscere la verità. La vita è più forte della morte. Dio è più forte di tutto. Preghiamo affinché si possano intraprendere la strada della giustizia, della solidarietà e soprattutto la strada della fraternità”.
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