Il Parco lancia Archeologico di Pompei, attraverso un avviso pubblico, due progetti da realizzare mediante l’attivazione di una forma speciale di partenariato: “Azienda Agricola Pompei” e “ – Horti Plinii– l’’Orto didattico di Plinio”, con l’intento di valorizzare e riqualificare le numerose aree verdi oggi inutilizzate o sottoutilizzate all’interno dei vari siti.
Di fatto il Parco Archeologico di Pompei comprende, oltre alle aree archeologiche, vaste zone di verde fatte di appezzamenti agricoli produttivi o dismessi, di aree attrezzate e di edifici rurali in abbandono che possono diventare un motore di sviluppo per una nuova fruizione ampliata del Parco e renderlo energeticamente autosufficiente, potenziarlo come presidio della biodiversità all’avanzare dell’inurbamento e renderlo propulsore di attività produttive sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale e legale.
Il turismo culturale e rurale indotto da una gestione innovativa delle aree verdi, inoltre, può generare non solo un’economia etica e sostenibile, aperta verso il territorio circostante, ma anche rappresentare un valido strumento di tutela del patrimonio archeologico grazie al progressivo alleggerimento del carico antropico e dell’impatto turistico.
L’obiettivo è quindi quello di tutelare la biodiversità attraverso la rigenerazione agricola del territorio come elemento strategico della manutenzione ambientale e fare educazione ambientale, attraverso una scelta accurata delle specie coltivate e riprodotte, nel rispetto e nell’interpretazione aggiornata delle tecniche e modalità colturali del mondo antico, nel rispetto della natura archeologica dei siti e la promozione delle buone pratiche nei confronti delle Comunità del territorio circostante il Parco Archeologico di Pompei.
La gestione partenariale che si occuperà della produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti e sottoprodotti agricoli, sarà inoltre orientata a garantire, oltre alla conservazione delle aree e dei loro valori archeologici, lo sviluppo di un modello di economia circolare.
Tanti i macrosettori d’azione di cui si comporrà l’Azienda Agricola Pompei: olivicolo, vitivinicolo, florovivaistico, frutticolo, cerealicolo, apicoltura, orticola, boschivo /faunistico, pascolo, compostaggio, scientifico, vivaistico ma soprattutto sociale e didattico.
Sia a Pompei sia alle Ville di Stabiae a Castellammare di Stabia, a Villa Regina a Boscoreale, a Longola a Poggiomarino, al Real Polverificio Borbonico di Scafati saranno creati dei centri didattici con micro orti sinergici – il progetto “Horti Plinii – l’Orto didattico di Plinio” basati sulla coltivazione dell’orto e del giardino utilitaristico, attraverso il rapporto uomo-natura nel mondo antico, sulla base dei dati archeologici e attraverso lo studio dei testi antichi di Plinio il Vecchio, Columella e degli altri autori antichi che insegnano cosa e come coltivare.
Il Parco archeologico di Pompei mira quindi a diventare così luogo di valorizzazione della storia di ciascuna persona attraverso l’Agricoltura Sociale, fonte di benessere individuale e comunitario di riscoperta dell’identità personale e territoriale che nell’ambito di un contesto storico unico al mondo realizza un modello sostenibile di cittadinanza attiva e di inclusione, attraverso il coinvolgimento di giovani o con bassa scolarità o con qualche disabilità, un laboratorio di esperienze e alla portata di tutti, non più un luogo della storia che appare distante, ma un patrimonio e un luogo da vivere quotidianamente nelle sue tante opportunità.
“Siamo entusiasti di poter lanciare attraverso avviso pubblico due progetti strategici: ciò ci consente di ampliare ed estendere l’esperienza di agricoltura sociale e di inclusione che nel Parco abbiamo già in parte attivato, unendo il coinvolgimento concreto di persone e realtà diversificate, alla valorizzazione del patrimonio naturale che abbiamo, dalle grandi potenzialità finora non ancora sviluppate”- dichiara il Direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel – “Il Parco continuerà su questa strada coraggiosa e innovativa, con iniziative che stanno dimostrando come i luoghi di cultura possano, attraverso l’aiuto e il recupero della natura, divenire laboratori di più n lusso e sostenibilità”.
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