Per abbatterla è stata necessaria una battuta di caccia per 27 giorni con 200 uomini, droni, videocamere e pattuglie di polizia su elefanti addestrati. Intanto gli animalisti insorgono
Nel Bihar, Stato dell’India nord-occidentale, in un villaggio intorno al Santuario della Tigre di Valmiki sono in corso festeggiamenti. E’ finito un incubo chiamato “mangiatrice di uomini di Champanar”. Il nome con cui le autorità forestali avevano identificavano una tigre di 2-3 anni ritenuta responsabile della morte di 9 esseri umani, in particolare dopo che nell’ultimo mese aveva ucciso 6 persone. Gli ultimi due, una madre e suo figlio di 8 anni, solo sabato scorso. La strage che ha indotto la comunità a organizzare una battuta di caccia imponente con l’obiettivo di porre fine alle scorrerie della tigre nei villaggi che punteggiano il perimetro della giungla area di caccia del felino. La prima vittima era stata a maggio, i resti ritrovati in un campo di cotone, poi era toccato soprattutto a pastori. Ci sono voluti un mese di appostamenti, un cacciatore esperto e un cecchino alla testa dei duecento uomini mobilitati con cani, videocamere e droni, tra cui cecchini e pattuglie della polizia su elefanti addestrati per stanare ed eliminare il pericolo incombente nella vita quotidiana. Le organizzazioni animaliste avevano provato a fermare l’operazione: la tigre è un animale a rischio estinzione e l’analisi del Dna della saliva trovata sui corpi delle 9 vittime aveva confermato la responsabilità di “Champaran Man-Eater” solo in cinque casi, mentre in almeno uno il sospetto era che ad uccidere fosse stato un esemplare maschio. Per attirare la tigre nella trappola la giungla era stata disseminata di capre e cavalli, carogne appese agli alberi. Alla fine, la tigre è stata intercettata da una pattuglia di ranger che, secondo le autorità forestali, ha provato comunque a catturarla senza ucciderla, come avrebbero voluto gli animalisti. La tigre sarebbe stata colpita da un dardo intriso di sostanza tranquillante, ma avrebbe avuto il tempo e la forza di reagire attaccando rabbiosamente la jeep dei ranger, a cui non sarebbe rimasta altra scelta che abbatterla. Un solo colpo, da una decina di metri. Gli animalisti locali, evidenzia Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, attribuiscono episodi come questo, di straordinaria aggressività degli animali selvatici nei confronti degli uomini, alla rapida espansione degli insediamenti umani in India, cresciuti intorno alle foreste e vicino alle principali rotte della fauna selvatica. Secondo i dati del governo, quasi 225 persone hanno perso la vita in attacchi di tigri in India tra il 2014 e il 2019. Più di 200 tigri sono state uccise dai bracconieri o per folgorazione tra il 2012 e il 2018. L’India ospita circa il 70% delle tigri del mondo, con 2.967 tigri nel Paese nel 2018. Nel frattempo il governo vanta i progressi del programma di protezione della specie: secondo un censimento del 2014, in India sono presenti circa 2200 tigri, dopo aver toccato il punto più basso di appena 1500 esemplari.
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