A due mesi dalla prima udienza del processo penale d’appello contro gli armatori della Deiulemar, dai ricorsi preparati dai legali si evince una netta spaccatura tra le famiglie proprietarie della compagnia di navigazione che ha lasciato dietro di sé un buco da 800 milioni. Nello specifico, i fratelli Della Gatta improntano la loro linea difensiva sul fatto che fosse Michele Iuliano, ex amministratore unico della Deiulemar deceduto nel 2012, a gestire il tutto, indicandolo di fatto come principale responsabile del crack. Angelo e Pasquale Della Gatta vengono considerati dall’accusa amministratori di fatto della Deiulemar Compagnia di Navigazione (DCN), e pertanto responsabili di cessioni che hanno minato l’integrità patrimoniale della società. Il riferimento è alla cessione di un ramo d’azienda, comprendente fra l’altro 11 navi, della DCN a favore della Deiulemar Shipping (DS), e all’ulteriore cessione di un altro ramo d’azienda rappresentato da due navi alla Ledi Shipping. Trasferimenti che poi sono stati seguiti da altre operazioni straordinarie, quali le cessioni della Deiulemar Shipping e di Ledi Shipping. Tutte operazioni che avrebbero svuotato la società a fronte di un’esposizione debitoria superiore agli 800 milioni, relativa alle obbligazioni emesse negli anni. Inoltre i Della Gatta, insieme alla sorella Micaela, sono ritenuti partecipi della raccolta abusiva del risparmio e consapevoli dell’entità delle obbligazioni irregolari. Nel ricorso d’appello proposto dagli avvocati difensori si sostiene che i fratelli Della Gatta non hanno mai assunto o gestito personale, mai firmato assegni bancari, incassato assegni da terzi, firmato ordini di bonifico e contratti. Si rafforza il ruolo marginale dei due nella gestione della società asserendo che sia impensabile che – alla luce dell’autoritarietà con la quale i soci anziani Michele Iuliano e Giuseppe Lembo erano soliti gestire l’impresa e la soggezione che c’era nei loro confronti – potessero assumere decisioni autonome o opporsi alle loro. Anche con riferimento alla raccolta abusiva di risparmio i legali dei Della Gatta precisano nel ricorso che era Michele Iuliano a gestire in prima persona la raccolta, con conti correnti personalmente intestati, e che gestiva pagamenti e rimborsi rendicontati tramite fogli cassa in suo possesso esclusivo. Inoltre si fa riferimento a varie testimonianze che rafforzano ancora la centralità di Michele Iuliano nella gestione delle obbligazioni irregolari, con i Della Gatta che non sarebbero stati mai visti negli uffici dove si concretizzava la raccolta e che non ci sarebbe traccia alcuna di un loro coinvolgimento. Oltretutto i legali ci tengono a precisare che l’estraneità dei Della Gatta all’emissione e gestione delle obbligazioni non significava la non conoscenza del fenomeno, ma che nemmeno Michele Iuliano ad un certo punto conosceva con esattezza l’entità del debito accumulato negli anni, del quale aveva di fatto perso il controllo. Insomma una tesi difensiva quella dei Della Gatta che punta al non coinvolgimento nella raccolta abusiva del risparmio, scaricando gran parte delle colpe del crack sullo storico amministratore unico.
Deiulemar – La difesa degli armatori e la mail che scotta (I DETTAGLI)
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