“La mia apertura era una protesta, sembrava giusto chiarirlo”. Esordisce così, nella lettera inviata alla nostra redazione, Nunzia Andretti, la titolare del centro estetico Petra di via Nazionale sanzionata dalla Guardia di Finanza il 4 dicembre per aver tenuto aperta la sua attività nonostante il divieto imposto dalla normativa anti-Covid.
“Negli anni mi sono sempre impegnata con orgoglio a sostenere la mia comunità, continua Nunzia.
Sono attiva, infatti, in molte associazioni: associazione a sostegno dei cani abbandonati, contro la violenza sulle donne, a sostegno di Airc contro la lotta del cancro al seno, in aiuto alla mensa dei poveri, accolgo donne nel mio centro estetico che vogliono ricostruire le sopracciglia che hanno perso durante le loro chemioterapie. Mi dispiace che corrono più velocemente notizie di cronaca anziché queste belle iniziative di cui sono una grande sostenitrice. So perfettamente che quel giorno non avrei dovuto aprire ma credo che gli abusi sono altri, aggiunge la titolare del centro estetico. Che andassero a segnalare le estetiste abusive che evadono le tasse, i dpcm ingiustificati, i mancati soccorsi in tempi di Covid, gli abusi su bambini, anziani e animali. Sono una giovane imprenditrice come tante e come tante stanca e arrabbiata!!
Questo ultimo dpcm ha lasciato aperti parrucchieri e barbieri e vietato l’apertura dei centri estetici nonostante i dispositivi di sicurezza di cui siamo dotati. Dispositivi identici a quelli usati in altre attività, anzi direi molto più potenziati visto che noi abbiamo l’obbligo di usare l’autoclave per la sterilizzazione e indossiamo guanti, cuffie, mascherine e usiamo disinfettanti da sempre.” -sottolinea Nunzia.
“Durante l’ultima diretta del 3 dicembre 2020, decaduto il termine della nostra chiusura, Conte non ci ha nemmeno contemplati. Ha dichiarato l’apertura dei negozi tenendosi generico, senza elencare i dettagli. Il giorno dopo molte titolari di centri estetici come me, non sapevano se restare a casa o lavorare. Io, come loro, ho deciso di aprire perché novembre ci ha portato danni irreparabili, infatti c’è stato il versamento delle tasse e contemporaneamente il 16 novembre ci siamo ritrovate chiuse senza motivo. Nessuno ci ha spiegato il motivo per cui siamo così diversi dai parrucchieri e dai barbieri. A fronte di una sanzione di poche centinaia di euro vi dico sinceramente che valeva la pena rischiare”, confessa candidamente l’estetista torrese.
“Le nostre clienti ci aspettavano perché noi risolviamo problemi che si ripercuotono sul loro benessere. Per esempio quelli podologici. Perché ci occupiamo di una parte dell’estetica che non è semplicemente colorare le unghie delle mani con lo smalto. Ci occupiamo di un aspetto un po più ‘curativo’. Risolviamo problemi di peli superflui dovuti a ipersutismo col il laser a diodo. Eseguiamo protocolli di trattamenti con cosmetici biologici ideati e elaborati da me in quanto erborista e grazie ai quali risolviamo problemi di macchie, acne, cicatrici. Questi non sono soltanto trattamenti di bellezza ma sono inestetismi, problemi che danno disagio e che noi risolviamo. Non siamo semplici estetiste di cui poter fare a meno come quelle abusive che si limitano a laccare le unghie, noi siamo soprattutto la forza delle nostre clienti. E siamo la forza di questo Paese perché lo sosteniamo”, ci tiene a precisare Nunzia.
“Fattore ancora più importante, noi aiutiamo le donne in chemioterapia a restituire loro bellezza e benessere psicologico con la ricostruzione dell’arcata sopraccigliare con l’hennè (biotatuaggio). Non siamo solo estetiste! La gente ha bisogno di noi! Le tasse continuiamo a pagarle, le spese fisse bisogna sostenerle ed è quasi un insulto agli imprenditori cambiare da un giorno all’altro decreto e scaraventarci fuori dalla nostra attività. Che ne sanno gli altri di cosa significa inventarsi ogni giorno per portare avanti un’idea, un progetto, il sogno di una giovane donna che da 20 anni fa bene il suo lavoro e lo sostiene cercando di affermarsi? Pago le tasse ma nonostante ciò le mie dipendenti non hanno avuto la cassa integrazione del primo lockdown. Io le ho sostenute con le mie forze piuttosto che licenziarle come è successo in molte altre attività. E combatto affinché la mia piccola impresa non cada in ginocchio come purtroppo è successo a tantissime altre imprese. Così ho riaperto per PROTESTARE contro un’ingiustizia! Mi indigna che abbia dovuto implorare lo Stato a riaprire la mia attività, lo stesso Stato che non mi sostiene e, anzi, mi sanziona per aver violato un mio diritto. Quello di lavorare. Per fortuna dopo due giorni ci hanno riaperto. Riprenderò da dove ho lasciato con non poche difficoltà. Mi dispiace per chi ha segnalato il mio ‘abuso’ perché è povero di spirito e non è in grado di guardare al di la della mia attività, dove esiste chi sfugge alle regole e lede la libertà di chi lavora onestamente”, conclude Nunzia Andretti.
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