Il decreto del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte prevede dal primo giugno la riapertura dei centri benessere, dei centri estetici, dei barbieri e parrucchieri. Categorie queste già duramente provate da una lunga chiusura che, quindi, si prolungherebbe ancora di altri trenta giorni. Il sindaco di Torre del Greco, nella giornata del 28 aprile ha inviato una lettera a Vincenzo De Luca e a Giuseppe Conte, in cui tra l’altro afferma che “Tale decisione – si legge nella missiva – per certi profili può apparire discriminatoria e quindi ingiusta. La invito, nella mia veste di primo cittadino di una delle più grandi Città della Campania, a valutare e contemperare gli opposti interessi in gioco. Da un lato c’è l’interesse alla salvaguardia della salute e dell’incolumità sanitaria e, dall’altro, c’è l’interesse a poter intraprendere la propria libera iniziativa e/o attività economica; entrambi questi interessi hanno un riconoscimento e rilevanza costituzionale ed entrambi appartengono in ‘senso stretto’ ai nostri concittadini. Proponendo la possibilità, già a partire dal 18 maggio p.v., di consentire la riapertura a tutte le attività commerciali al dettaglio ivi incluse quelle che offrono servizi alla persona come barbieri, parrucchieri ed estetisti, ovviamente con le opportune e adeguate modalità di salvaguardia atte a scongiurare il diffondersi del virus Covid-19.”
Su questa tematica, abbiamo raccolto la testimonianza di due esponenti della categoria di parrucchieri e di barbieri di Torre del Greco:
Anna Calcide, parrucchiera, titolare di ‘Fachon’ in via Agostinella.
“Sono un’artigiana di Torre del Greco. Dal 10 marzo, come dettato dall’ordinanza, c’è stata la nostra chiusura, causa coronavirus.
A oggi ancora chiusi e privi di certezze. La nostra categoria è messa sempre nel dimenticatoio nonostante paghiamo regolarmente le tasse.
Il signor Conte ha aperto quasi tutto e non ha tenuto conto della nostra categoria, in quanto è la più sanificata: guanti, asciugamani e mantelle monouso, sterilizzatori. Li abbiamo sempre utilizzati e provvederemo ad adottare il restante delle norme anticovid.
A nome di tutta la categoria ringrazio il sindaco che ha dato voce alla nostra bocca.”
Armando De Rosa, barbiere, titolare di ‘Barbando’, in via Mazzini.
“Sono titolare del negozio Barbando di Torre del Greco. Chiedo gentilmente di poter riaprire la mia attività il più presto possibile. Sono ormai due mesi che stiamo vivendo questa crisi e in tutto questo non esiste solo la spesa, restano sempre e comunque utenze da pagare sia di casa che del negozio, tasse, famiglia con esigenze, farmaci e quant’altro.
Poi controllate noi titolari, andate a fermare quelle persone che furtivamente lavorano a domicilio.
Tengo a precisare che noi tutti della categoria barbieri e parrucchieri ci siamo precocemente adoperati circa le norme igieniche da rispettare.”
Tutto questo mentre a Napoli si è proceduto al taglio di capelli in piazza per sollecitare una rapida apertura, dopo il lockdown del Coronavirus, di barbieri e parrucchieri.
Il salone improvvisato è stato allestito per pochi minuti avanti alla sede della camera di Commercio in piazza Bovio dove una piccola rappresentanza della categoria aderenti alle associazioni ‘Hair work team’ e Tricostyle, ha anche esposto uno striscione con la scritta ‘Fiducia a chi taglia in sicurezza no a chi di nascosto infetta’.
Il riferimento, come si legge in un volantino distribuito durante la protesta, è all’aumento di lavoratori abusivi che, approfittando della chiusura dei locali, stanno operando andando loro a casa dei clienti.
‘La nostra – ha spiegato un portavoce – è una dimostrazione che, con le adeguate misure di prevenzione per noi e per i nostri clienti, è possibile lavorare in maniera sicura ed ridurre al minimo il rischio di contagio.” Barbiere e cliente, durante la protesta, erano infatti dotati di mascherine, guanti e visiera”
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