Nel cortile interno alla Mondadori Bookstore di Carmine Paino, mercoledì 13 luglio, si è tenuta la presentazione dell’ultimo libro del giornalista Ignazio Izzo “Un attore per bene”.
Ignazio Riccio, collaboratore de Il Mattino e de IlGiornale.it, ha pubblicato per la casa editrice bolognese Caracò il memoir dell’attore napoletano Ernesto Mahieux, vincitore del premio David di Donatello nel 2003 per la splendida interpretazione nel film del regista Matteo Garrone “L’Imbalsamatore”.
In questo libro-intervista, Ignazio Riccio ripercorre la storia e la carriera dell’attore. Moltissimi i professionisti ricordati con cui l’artista ha collaborato negli ultimi quarant’anni da Mario Martone (che ha firmato anche la prefazione del libro), Pupella Maggio, Mario Merola, Tato Russo, Dino Risi a Libero Di Rienzo, per citarne solo alcuni.
“Ignazio Izzo, – racconta Ernesto Mahieux – mi chiese di scrivere questo libro. Ovviamente ne sono rimasto lusingato. Lasciare un libro ai posteri che parla di te, è qualcosa di bello, anche considerando i miei settantasei anni ed è meglio che cominciamo a fare un poco di testamenti. Lascio quindi questo mio testamento a chi mi vuole bene, alla mia famiglia e a chi mi sostiene con tanto amore. Ignazio – che conosco da qualche tempo – ha fatto un bellissimo lavoro, raccontando la storia della mia vita e della mia carriera artistica”.
Carmine Paino, padrone di casa, ha ricordato di quando la sua strada s’incrociò con quella di Mahieux. “Erano gli anni ’70 e la casa editrice Einaudi mi affidò l’agenzia di distribuzione delle sue opere. Nel corso delle varie riunioni che si svolgevano nella sede principale della casa editrice a Napoli, incontrai Ernesto, persona affabile e gentile, con cui ho collaborato per diversi anni”.
“Ho conosciuto Ernesto qualche anno fa mentre si girava il film ‘Gramigna’, di cui curavo la comunicazione per la casa di produzione cinematografica – le parole dell’autore. – Ho capito da subito che qualcosa tra di noi doveva nascere. Con l’incarico di giornalista mi occupo da sempre di camorra, di criminalità, temi molto complessi che ci sono molto vicini e che agli occhi di chi non è di Napoli, etichetta tutto un popolo. Etichetta che ci portiamo addosso e difficile da estirpare. Libri, film e produzioni televisive che hanno trattato di questi argomenti vanno sempre in questa direzione. Napoli non è solamente Gomorra, ma anche altro. E questo film andava un poco nel senso opposto. Raccontava la storia di riscatto del territorio poiché era la storia vera del figlio di un boss della camorra casertana che aveva la strada spianata davanti a se, essendo l’erede designato a divenire il boss del territorio e che invece con grande coraggio decide di fare una vita completamente diversa, onesta.
“Il personaggio di Ernesto – conclude l’autore – aveva il ruolo di un carcerato la cui umanità mi colpì in maniera forte. Infatti, aiutava gli attori più giovani, dando loro consigli, stava con le maestranze, si chiudeva poco nel camerino. In seguito ‘Gramigna’ fu portata in giro in molte scuole e capii che la sua storia poteva essere d’insegnamento, un valore da seguire soprattutto da parte dalle nuove generazioni”.
Ha moderato la serata la giornalista Mariella Romano.
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