L’Associazione Ciro Vive onlus si schiera ancora una volta contro l’odio e il razzismo. «Nei giorni scorsi a Napoli, nella zona di Mergellina, è comparsa questa scritta, con una frase bruttissima e vergognosa – si legge in una nota dell’associazione -. Il giorno 4 giugno 1989 a Milano, poco prima della partita Milan-Roma, un ragazzo di 19 anni, Antonio De Falchi, perse la sua vita perché il suo accento romano lo tradì e i tifosi milanisti – all’incirca una trentina – lo assalirono fino a causarne la morte. Una storia ed un cattivo esempio che si è ripetuto, sebbene in altre modalità, il 3 maggio 2014 a Roma poco prima della finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina: in quell’occasione un ragazzo di 29 anni, Ciro Esposito, morì dopo 52 giorni di agonia perché un ultras della Roma per odio verso i napoletani assalì un pullman di tifosi azzurri, esplodendo 4 colpi di pistola, di cui 2 feriscono Ciro. Tutto questo è assurdo e la storia si ripete – si legge ancora nel comunicato – due giovani che in comune coltivavano la passione verso la propria squadra di calcio e che vivevano questa passione con tanto amore, sano e pulito, vanno in trasferta per seguire i loro beniamini e non fanno più rientro a casa. Non è possibile che accada ancora. Ci associamo perciò ai ringraziamenti di Marco De Falchi, fratello di Antonio, verso i ragazzi della curva A di Napoli, che hanno provveduto – dopo la segnalazione – a cancellare quell’orribile scritta. Lo sport è vita, non morte; è gioia, non dolore; è unione, non divisione; è amore incondizionato e ognuno è libero di valorizzare in modo sano i propri colori, che porta nel cuore senza odio né violenza. Sul campo siamo avversari e non nemici».
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L’Associazione Ciro Vive al fianco di Marco De Falchi, “Lo sport è vita non morte”
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