Riceviamo e pubblichiamo lo sfogo del nostro concittadino Raffaele De Luca – residente in Brasile da 32 anni – Capitano di Lungo corso e Cavaliere del Lavoro:
“Forse non tutti sanno che il numero di italiani residenti all’estero, dai circa i 4 milioni del 2009 al gennaio 2019 in soli 10 anni (fondazione Migrantes, fonte AIRE – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale) è passato a più di 5 milioni; l’8,5% della popolazione italiana che vive all´estero non occupa letti di ospedale, non usufruisce di scuole e strutture pubbliche, lascia, in buona sostanza, più spazio vitale agli italiani in patria!
Ma questi 5 milioni di italiani, che si svenano per comprare nelle loro residenze all´estero olio, vino e pasta , che pagano alti costi per accedere al canale RAI INTERNATIONAL ma non di non avere diritto a Rai Play , che sono i primi orgogliosi ambasciatori del made in Italy , contribuiscono, con i loro consumi, a sostenere le industrie in Italia che pagano i salari agli operai in Italia!!
Senza contare tutti i biglietti aerei, il turismo di ritorno e le non rare rimesse in soldi indirizzate all´Italia, flussi e volumi tutt’altro che astratti.
Cosa riceve in cambio l’italiano all’estero, per sgombrare il campo di lavoro in Italia e consumare prodotti italiani al costo medio di tre volte quello che costano in italia? Nulla, imbottito di niente e ricoperto di indifferenza!
Quale il compito di ambasciate e consolati? Garantire i diritti del cittadino italiano, facilitare – nel rispetto delle leggi – oltre ai doveri anche i diritti!
Assistiamo spesso (attoniti) alle cure ed agli sforzi che si fanno verso gli immigrati anche illegali, in Italia, alle preoccupazioni ed ai dibattiti e scontri parlamentari pro immigrati!
Al contrario, in recente passato, assistevamo a scene pietose di connazionali davanti ai consolati soprattutto qua in Brasile, scene da fila alle porte della CARITAS in Africa, per accedere ai servizi consolari. Quasi fosse una elemosina da elargire, al buon cuore dei funzionari. Per fortuna con nuove disposizioni e con l´impegno di alcuni parlamentari eletti all´estero (MAIE) ci sono stati sensibili miglioramenti.
Il Consolato, per l’espatriato, è tutto! In primis il Passaporto, senza il quale sei prigioniero all’estero. In Italia hai carta di identità, patente di guida ed eventualmente il passaporto per poter circolare in Europa, che è tutto dire. Mediamente, parlo di Rio de Janeiro, devi fare ‘una fila’ on line – quando riesci ad accedere ad un sistema precario – di tre mesi per rinnovare il passaporto ed in Brasile, in generale, una media di oltre due mesi. Siamo e continuiamo ad essere Italiani di seconda classe? I consolati denunciano carenza di personale, da oltre un anno vari stanziamenti sono stati fatti sia in tecnologia che in unità lavorative ma al momento miglioramenti minimi con l’auspicio di ulteriori miglioramenti!
Per non parlare del sistema elettorale, (aumentano gli espatriati del 35 per cento e probabilmente si ridurranno i parlamentari eletti all’estero del 50%) che ha permesso il primo voto politico all’estero nel 2006 nonostante l’approvazione della legge Tremaglia del 2000, quando risultavano aventi diritto al voto meno di 2,1 milioni di cittadini e quindi con criteri elettorali in numero di deputati e senatori relativi a 2,1 milione di espatriati! Ergo, in 20 anni gli espatriati sono passati a 5,3 milioni, riduciamo i parlamentari, ma di questo se ne discuterà in altra sede.
L´italiano medio oggi espatriato non è più il semianalfabeta (che Dio mi perdoni, ma non c´è cattiveria in questa affermazione) con la valigia tenuta con lo spago, oggi c’è il cameriere con diploma e magari laurea, il ricercatore, il professionista: ma la musica nei servizi consolari non è cambiata di molto.
La sicumera e l’atteggiamento di superiorità, per certi versi ancora presente, non sono più tollerabili, non si può accettare il tono del ‘lei non sa chi sono io’ perché poi voglio sapere chi è lei. Voglio capire il perché non aiutare o piuttosto creare difficoltà. Con quale scopo o finalità?
Non voglio qui fare apologia politica ma voglio difendere almeno il diritto al voto, un diritto che è stato riscattato col sangue di milioni di persone, con la Seconda guerra mondiale, persone che si sono battute per ristabilire la democrazia ed i suoi diritti, diritti che ognuno deve poter esercitare, in un senso votando o, nell’altro, non votando. Ma questo diritto lo pretendo come lo pretendono cinque milioni di espatriati.
Oggi il Brasile si ritrova, oltre che a confrontarsi col COVID 19, a fronteggiare lo sciopero nel settore postale, le nostre Autorità in Brasile si sono preoccupate di inviare per corriere (SEDEX) i plichi elettorali ma la
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