Raggiunto telefonicamente dalla nostra redazione l’avvocato Giuseppe Colapietro, legale dei risparmiatori della Deiulemar, ha rilasciato un’intervista sugli ultimi sviluppi del crack finanziario che ha coinvolto migliaia di famiglie torresi. Di seguito l’intervista integrale.
La vicenda Deiulemar è giunta ad una fase cruciale. Filtra un certo ottimismo soprattutto sulla sentenza della Cassazione che si pronuncerà sull’esistenza della società di fatto. Che prospettive ci sono, anche dal punto di vista delle possibilità di recupero degli obbligazionisti?
La conferma dell’esistenza della società di fatto è fondamentale, se non venisse confermata la sentenza d’appello da parte della Cassazione il fallimento Deiulemar sarebbe morto definitivamente. Io credo che la Cassazione non possa far altro che confermare la sentenza d’appello, anche perché il giudizio di revocazione promosso dagli armatori contro il fallimento della società di fatto è stato respinto. Credo che andrà cosi, si arriverebbe alla chiusura nel migliore dei modi di tre gradi di giudizio cominciati tre anni fa. Le speranze di recupero passano essenzialmente per il fallimento della società di fatto, non dal fallimento della società operativa Deiulemar. Il grosso dei beni sequestrati è relativo appunto alla società di fatto, anche perché dal fallimento Deiulemar si arriverà a recuperare soltanto l’1%, una cifra molto esigua. Il grosso dei capitali può arriavre dalla società di fatto. L’1% è quello ricavabile dal fallimento della vecchia società Deiulemar, la società operativa che è stata spogliata di beni e altre attività che sono confluite nella società di fatto. La Deiulemar era ed è una scatola vuota, dalla società di fatto c’è tanto da cui poter attingere. Se tutto va come deve andare si arriverà a recuperare cifre superiori all’1%, dunque è fondamentale che la cassazione confermi l’esistenza della società di fatto affinché restino validi rutti i giudizi in corso e i sequestri che la riguardano.
Processo penale d’appello del 6 luglio, come giudica la sentenza di primo grado e cosa si aspetta?
Si tratta di un’altra tappa importante. E’ vero che è passato del tempo ma tutto ha un inizio e una fine. Siamo arrivati all’appello anche col processo penale. Siamo vicini alla conclusione anche della fase penale che ci può portare quanto meno ad una soddisfazione morale. La sentenza di primo grado è stata veloce ed esemplare, poiché vedere condanne a 17 anni e mezzo vuol dire tanto. Sono condanne che vengono inflitte oggi solo a chi commette un omicidio, per reati come quelli contestati agli armatori difficilmente sono state inflitte pene di questa portata. Ora dobbiamo puntare alla conferma della sentenza di primo grado.
Come si sta agendo contro gli organi di controllo che hanno chiare responsabilità sul crack Deiulemar?
Ci sono importanti azioni promosse contro gli organi di controllo. Faccio parte dei promotori di azioni contro organi quali la Consob e KPMG in quanto ritengo che non abbiamo fatto il possibile per evitare tutto questo. Non era possibile non conoscere quello che faceva la Deiulemar, semmai si faceva finta di niente. Anche Banca d’Italia, che già dal 2000 conosceva la situazione, non ha fatto il suo dovere. La Deiulemar non era una banca ma di fatto competeva con le banche locali. Banca d’Italia aveva fatto vari esposti e denunce alla Procura, in partica sapeva ma non è intervenuta.
Che idea si è fatto della petizione promossa dagli obbligazionisti per rimuovere la curatela?
Non ho compreso bene i motivi di questa petizione. Questo fallimento è immenso, la procedura non può avere la stessa velocità del fallimento di una piccola attività. Sostituire la curatela non è una cosa semplice, ci si imbatterebbe in una procedura di revoca della curatela e di nomina di una nuova che richiede dei tempi. Senza considerare che i nuovi curatori dovrebbero leggere l’enorme mole di incartamenti della procedura, in tal modo il fallimento Deiulemar rischierebbe una fase di stallo che non conviene a nessuno. Se sono stati commessi illeciti allora va bene revocare la curatela, ma se è una presa di posizione non sono d’accordo in quanto si rischia di bloccare la procedura. Tutto sommato la curatela ci ha dato risultati importanti con una sentenza esemplare di primo grado del processo penale, il fallimento della società di fatto con annessi sequestri e azioni correlate. Il tutto in breve tempo poiché abbiamo analizzato circa dodicimila domande di ammissione al passivo in un anno e mezzo. Nessuno ha spiegato alla gente per quale motivo si firma questa petizione.
Secondo lei c’è stato il giusto interesse mediatico e delle istituzioni nazionali sul caso Deiulemar?
Il caso Deiulemar non è stato preso nella giusta considerazione, questo perché i politici locali e regionali non hanno mai portato all’attenzione del Governo e del Parlamento la vicenda. Salvo il M5S, che ha presentato interpellanze e promosso commissioni di inchiesta, per il resto non si è mai mosso nulla a livello di istituzioni nazionali. Ci si muove per Banca Etruria che è una banca a tutti gli effetti mentre Deulemar è una società privata, quindi il Governo non interviene come fatto per le banche pubbliche che sono saltate. Alzare l’attenzione sulla vicenda a livello nazionale significava tirare in ballo Banca d’Italia e Consob, gli organi di controllo che di fatto non hanno vigilato, ma figuriamoci se il Governo si mette contro questi organismi. Non mi aspettavo nulla dalle istituzioni a livello nazionale, andiamo avanti con le nostre forze avendo fiducia nei magistrati che stanno facendo un ottimo lavoro cercando di non fare passi falsi.
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