Giovedì 25 maggio – nei locali del San Luigi Orione – in occasione dei 25 anni di attività, abbiamo intervistato Gigi Di Luca, fondatore de La Bazzarra Scuola di Teatro.
Ciao Gigi, raccontaci dei tuoi venticinque anni di attività.
“Il saggio di quest’anno ricade in un momento particolare per La Bazzarra: 25 anni della sua storia, fondata nel dicembre del 1991 – attività iniziata nel 1992 – e quindi celebriamo quest’anniversario. Non è certamente la fine di un percorso ma una tappa intermedia importante per aver dato la possibilità a tanti giovani di scoprire un certo tipo di teatro. Un teatro di studio, di formazione, di ricerca, un teatro dai temi impegnati. Un teatro in cui non necessariamente deve sboccare nel mestiere dell’attore ma quasi – nella maggior parte delle volte – è sfociato in un percorso di crescita culturale, di sensibilizzazione, di apertura. E guardando indietro devo dire che questa città, oltre alla nostra attività, ha offerto tanto fermento culturale prevalentemente però di carattere ludico-aggregativo-amatoriale. E quindi se non ci fosse stata la nostra scuola di teatro questi giovani, alcuni dei quali si sono poi brillantemente inseriti nel campo del cinema e dello spettacolo anche come regia e come attori, non avrebbero avuto alcun tipo di possibilità di rapportarsi a testi e autori e di scoprire un mondo intero.”
Quindi tanta gioia?
“Si, siamo molto contenti. Siamo contenti di festeggiarlo con questo saggio che non è solo un momento teatrale ma anche un evento sociale. Un lavoro tratto da un testo dell’allora Presidente della Commissione Antimafia e poi della Camera dei Deputati Luciano Violante che l’aveva scritto nel 1994. Un racconto sotto forma di cantata – come si suol dire un racconto popolare del Sud Italia – a cui ho dato una drammaturgia ed uno spazio scenico a mio avviso molto interessante che si muove tra la poesia ed il poetico e la visceralità del Sud.”
In questo lavoro il tema dominante è la morte.
“Non raccontiamo della morte. La morte è l’antefatto. Ma la voglia di vivere, la voglia di vivere a chi è stata negata la possibilità di vivere. La Cantata per la festa dei bambini morti di mafia è un omaggio a tutte le vittime innocenti della mafia. Abbiamo cambiato un po’ il testo, inserendo anche le stragi di Castelvolturno, successive allo scritto di Violante. E’ stata una nostra scelta di fare sensibilizzazione sulle coscienze, sul meridione, un omaggio a tutte le vittime innocenti, ma soprattutto è una riflessione su quello che possono essere i tempi della contemporaneità.”
Questa cantata è stata già proposta in altre occasioni?
“Sì l’abbiamo già proposta qualche tempo fa al Bellini e più recentemente alle scuole di Torre del Greco con grande entusiasmo e con la partecipazione di Libera (Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, ndr) e lo porteremo in Sicilia nei prossimi giorni.”
Oltre a La Cantata la serata propone anche altri momenti?
“Al termine saranno presentati due atti unici dal tenore più puro e scherzoso di Anton Cechov: due atti unici, messi in scena dal quinto corso, seguito da movimento scenico e di canto.”
Prossimi impegni in programma?
“Ritengo che ci sia sempre di più la voglia di crescere in questo campo. Noi faremo un evento pubblico per i nostri 25 anni. Già da tempo chiediamo anche all’Amministrazione di dare una maggiore stabilità alle attività culturali. Di programmazione. Non solo immaginando eventi spot ma dando un percorso educativo perché oggi ne abbiamo fortemente bisogno: i giovani, i bambini ne hanno fortemente bisogno. Il Teatro è una materia viva, una materia che senza il rapporto pubblico-spettatore non si può fare. E sfugge a qualsiasi logica: il Teatro è fatto di errori, di cadute, di sbagli e per questo è vivo. E in questa sua vivacità e verità di fondo c’è la vita vera: c’è la Storia, c’è quel momento in cui tu stai lì, ascolti, rifletti, se ti piace applaudi se non ti piace non applaudi. C’è quindi un rapporto, un tornaconto diretto cosa che altre arti difficilmente hanno.”
Cosa si può fare per una maggiore crescita della città?
“Ora siamo impegnati in tre scuole con i progetti regionali di Scuola Viva, fra poco con i nostri Festival. Abbiamo quindi, come sempre, un serbatoio di iniziative in campo. C’è però bisogno di sostegno alle attività culturali, sostegno verso i giovani, verso la formazione e di spazi. Colgo l’occasione di invitare chi ha la possibilità, come le Istituzioni, di sostenere le attività, perché solo sostenendo e programmando si cresce. E va di pari passo con la pulizia delle strade, va di pari passo con la ristrutturazione urbanistica perché crei una coscienza civile, crei una sensibilizzazione, crei un’attenzione alla comunità. Che tutto passa attraverso questo, attraverso lo studio, attraverso testi, a capire una serie di logiche che si rapportano alla quotidianità. Non si possono coltivare solo alcuni elementi trascurandone altri. Per cui questo è il nostro grande piacere di essere vivi e vogliamo proporre per l’anno prossimo una rassegna di teatro-scuola a Torre dove la città possa ospitare tutte le realtà italiane che si cimentano in campo teatrale.”
Nel corso della serata, l’intervento del dottor Pierpaolo Filippelli, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati di Napoli, che ha raccontato dei tanti casi di omicidi di mafia in cui sono rimaste vittime bambini.
Bravissimi i ragazzi che hanno dato vita allo spettacolo: Rossella Aurilia, Gianluca Bonagura, Antonio Buonocunto, Maria Chiara Carrino, Michele Civitillo, Sara Di Luca, Maria Grazia Di Rosa, Francesca D’Avino, Angela Flauto, Gennaro Davide Niglio.
Adattamento e regia di Gigi Di Luca.
Pasquale d’Orsi
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