Grido di allarme di Ivan Stefanuto, marittimo e padre di una bambina con patologie gravi, già costretta alla ventilazione assistita. La preoccupazione di Ivan è relativa alla quarantena a cui – come tutti i marittimi al rientro- è obbligato. Stare a casa per 14 giorni sarebbe, per la sua famiglia ed in particolare per sua figlia, un rischio enorme. Ivan, tramite la nostra testata, si rivolge al Sindaco, chiedendogli di attivarsi affinché gli venga somministrato un tampone, per poter così abbracciare, in assoluta sicurezza, la propria famiglia. Di seguito l’appello.
Caro signor sindaco Giovanni Palomba,
Ho una domanda lecita da porvi, alla quale gradirei una risposta.
Sono un marittimo e attualmente sto imbarcato ma a giorni tornerò a casa e in virtù di questa pandemia ci viene chiesto di fare la quarantena a casa dove ci sono figli e mogli che già di loro hanno rispettato la quarantena, ora la domanda è :- ma se uno di noi dovesse esser positivo al Covid 19 e/o asintomatica rischiamo di contagiare i familiari, allora nn è il caso di effettuare un tampone o l’esame sierologico per far sì che siamo tutti più sereno e tranquilli, evitando di imbatterci in situazioni spiacevoli?
Nel mio caso specifico a casa ad aspettarmi ho una bambina affetta da una patologia grave, la quale la costringe ad utilizzare il ventilatore polmonare quindi mia moglie ha cmq cercato di tutelarla nel migliore dei modi e nn vorrei che inconsapevolmente potrei portare il virus a casa, ma come potrebbe essere di no, ma suppongo che prevenire sia meglio che curare.
Certo di una vostra presa in visione, spero agiate in maniera coscienziosa
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