
Davanti ad una nutrita rappresentanza degli alunni del Liceo Scientifico Nobel si è svolto stamani al Palazzo di Città l’incontro con Ndileka Mandela, fondatrice e amministratore delegato della Fondazione Thembekile Mandela per la raccolta fondi e la realizzazione di progetti che ha due fini fondamentali: Salute ed Educazione.
“Sono un’africana non perché vivo in Africa ma perché l’Africa vive in me.” Queste le prime parole di Ndileka Mandela, rivolte agli studenti, che ha poi così continuato: “Sono la nipote di Nelson Mandela e ho conosciuto mio nonno quando era già in prigione da quattro anni. All’età di dieci anni ho ricevuto la sua prima lettera, in cui mi diceva che non vedeva l’ora di conoscermi. La legge non consentiva ai minori di sedici anni di recarsi in visita alla prigione E fino ai miei sedici anni ricevevo una sua lettera una volta l’anno, in cui mi raccomandava sempre di studiare. Fu quindi solo a quell’età che da sola mi recai al carcere. Prima di allora non avevo mai visto mio nonno, non lo avevo mai toccato, mai abbracciato. Lo incontrai in una stanza, seduto dietro ad una vetrata. Appoggiammo le nostre mani al vetro e fu questo il nostro unico contatto. Nonostante ciò mi fece sentire a mio agio e la prima cosa che mi chiese fu se avevo un ragazzo, se andavo a scuola. L’incontro sarebbe durato solo trenta minuti. Non era un uomo amareggiato dal suo stato di detenuto, nonostante il regime dell’apartheid non gli permise nemmeno di andare ai funerali prima della madre e poi del figlio. E durante la sua prigionia la sua seconda moglie – Winnie Mandela – fu tenuta prigioniera per un anno nuda in una cella. Non ha mai odiato i suoi carcerieri, anzi li ha perdonati. Perdonare qualcuno è anche liberarsi. Noi negri non esistevamo, non avevamo diritto al voto ma mio nonno riuscì ad instaurare con i suoi molti compagni di prigionia un dialogo con il governo di minoranza, ottenendo alla fine l’eliminazione dell’apartheid. Il primo governo di Nelson Mandela fu denominato il Parlamento di Unità Nazionale. I princìpi di mio nonno erano importanti allora come oggi. Il problema del razzismo e della violenza sulle donne esiste purtroppo ancora oggi. E per il resto della mia via continuerò a battermi contro queste ingiustizie, continuando sulla strada di mio nonno.
E’ mia responsabilità diffondere nel mondo il credo di mio padre e di mio nonno Mio padre non c’era per poter raccogliere la saggezza di Madiba, io sì. Il rispetto è stato fondamentale per mio nonno. Lui ha rispettato i suoi amici ed i suoi nemici. Rispettava le donne, i bambini, i vecchi e gli infermi. Lui ci ha insegnato che attraverso il dialogo qualsiasi ostacolo può essere superato. Non abbiate paura di quello che non sapete o non capite, aprite un dialogo e potreste essere sorpresi da quanto c’è da imparare da chi credete vostri nemici Io so che mio nonno ha imparato tanto da chi la pensava diversamente da lui. Mio nonno credeva nel trovare un accordo nel disaccordo.”
L’incontro è stato voluto da Gigi Di Luca, direttore artistico del Festival Ethnos che proprio ieri ha conferito a Ndileka Mandela il Premio Ethnos 2018 “alla memoria di Nelson Mandela il cui credo sua nipote Ndileka Mandela porta per il mondo.”
A dare il benvenuto all’illustre ospite, il vice sindaco Annarita Ottaviano, il presidente del Consiglio Felice Gaglione e la consigliera regionale Loredana Raia.
Pasquale D’Orsi
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