“Trovo incomprensibili alcune misure prese dal Governo: si deve cercare di bloccare la diffusione del virus ma non si può continuare a colpire il diritto al lavoro, rischiando di far morire di fame intere categorie di commercianti e imprenditori».
Questo lo sfogo di Giovanni Speranza, proprietario del noto bar di via Roma, che si aggiunge alle tante proteste di suoi colleghi di tante altre regioni italiane.
Favorevole ad una chiusura totale e “no all’asporto, perché non remunerativo per chi ha tanti dipendenti in regola – continua Speranza – Prendere il caffè al bar è un momento di socializzazione, non ha senso l’asporto. Magari rischiando di prendere una multa perché alcuni clienti si radunano fuori all’esercizio. A pagare non possiamo essere sempre noi. Oltre a baristi, pizzerie e ristoratori, colpiti anche albergatori, agenti di commercio e ambulanti. Non è giusto essere visti come luoghi dove si diffonde il virus. Abbiamo dimostrato alto senso di responsabilità nel mettere in campo sistemi di prevenzioni che si sono rivelati efficaci. Abbiamo chiuso per il lockdown e per riaprire e metterci in sicurezza ci siamo indebitati. Per questi motivi ho deciso di abbassare la serranda
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