La vicenda Deiulemar ritorna alla ribalta anche a livello nazionale. Oggi a partire dalle 14:00 sarà proposta al Senato un‘interrogazione parlamentare relativa al crack che ha mandato sul lastrico migliaia di cittadini torresi. L’interrogazione è stata promossa dai senatori Puglia, Donno, Castaldi, Cappelletti, Nugnes, Serra, Santangelo, Cotti, Moronese e Giarrusso, tutti appartenenti al Movimento 5 Stelle. Si tratta dell’ennesimo tentativo finalizzato a tenere alta l’attenzione sulla vicenda anche livello nazionale, in quanto fino ad ora sia Governo che Parlamento sembrano aver fatto orecchie da mercante di fronte ad un fallimento di proporzioni spaventose. Di seguito si riportano i passaggi più importanti del testo che verrà letto al Senato, in relazione al quale il Ministro dell’Economia e delle Finanze e il Ministro della Giustizia saranno chiamati a fornire delle spiegazioni sulle iniziative che intendono porre in essere.
A giudizio degli interroganti, con tale fallimento ha avuto formalmente inizio una vicenda inquietante che ha minato ulteriormente la già esigua credibilità del sistema di acquisto di titoli al portatore, nonché dei suoi strumenti di tutela e controllo. Detto fallimento, è difatti, quasi unico per le sue smisurate dimensioni, tanto che ha drammaticamente coinvolto, in maniera diretta, oltre 13.000 risparmiatori e, in maniera indiretta, l’intera area costiera vesuviana dove, in larga parte, risiedono i risparmiatori truffati e nella quale operava la società;
il raggiro perpetrato ai danni dei risparmiatori è stato fondato ingenerando in loro la convinzione che stessero effettuando investimenti a capitale garantito, in quella che era stata fatta apparire come una regolare ed autorizzata attività di emissioni di obbligazioni. Gli stessi invero acquistavano titoli obbligazionari;
la società partecipava ad aste pubbliche sin dal 1996 e, per quanto risulta agli interroganti, con assemblea straordinaria di azionisti e obbligazionisti, essa avrebbe annunciato l’avvenuta accettazione di un prestito obbligazionario. Tale prassi si sarebbe verificata sugli anni 1998, 2000, 2002 e 2004;
l’apparente solidità della Deiulemar, poi fallita, peraltro “certificata” secondo le regole della contabilità previste dalla normativa vigente, veniva ingenerata negli ignari risparmiatori anche dalle dimensioni internazionali della società;
da quanto emerso dalle attività di indagine sinora effettuate dalla magistratura civile e penale, l’emissione di titoli da parte della fallita Deiulemar risulterebbe essere stata effettuata quantomeno dal 1996;
dalle indagini effettuate, in particolare, sarebbe emerso che sin dal 1997, l’Ufficio italiano dei cambi, oggi confluito nella Banca d’Italia, avrebbe già all’epoca rigettato la richiesta di iscrizione della società nell’elenco generale degli intermediari finanziari per mancanza dei presupposti di legge; nel 2002, poi, la Banca d’Italia, in relazione ai fatti evidenziati, avrebbe segnalato la società alla competente Procura della Repubblica;
occorre evidenziare che dalle indagini effettuate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torre Annunziata sarebbe emerso che, dal 2005 e sino a tutto il 2012, vi sarebbero state oltre 30.000 movimentazioni sui conti correnti riconducibili ai soci della Deiulemar, per un valore complessivo di circa 400 milioni di euro;
non risulta chiaro secondo gli interroganti quali siano stati i controlli preventivi delle autorità vigilanti, essendo la Deiulemar un emittente diffuso soggetto alla vigilanza della Consob e ancor di più della Banca d’Italia, e quali le ragioni dei mancati controlli su un deficit di circa 600 milioni di euro che brucia il risparmio, spesso di una vita, di almeno di 13.000 risparmiatori determinando le gravissime ripercussioni economiche e sociali che hanno coinvolto decine di migliaia di famiglie;
ad avviso degli interroganti, risulta fortemente censurabile la condotta posta in essere fin dal 2002 sulla vicenda in questione da parte del gruppo Deiulemar, degli organismi di controllo e vigilanza, nonché della competente autorità giudiziaria.
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