Torre del Greco, 19 Novembre – Incontriamo Viola Ardone a Palazzo Vallelonga per la presentazione del suo ultimo lavoro, Il treno dei bambini. L’evento rientra tra le diverse attività che la BCP svolge sul territorio per dare un contributo concreto alla crescita dello stesso. L’idea è quella di rendere Palazzo Vallelonga contenitore culturale ed operare insieme e in sintonia con la comunità, a conferma del profondo legame della Banca con la propria area di appartenenza.
Viola Ardone, classe 1974, napoletana, laureata in Lettere moderne con una tesi in Storia del teatro, ha lavorato nel campo dell’editoria, è autrice di manuali per la scuola e attualmente insegna italiano e latino al liceo. Ha pubblicato i romanzi Il manuale del bibliotecario(2011), La ricetta del cuore in subbuglio (2012), Una rivoluzione sentimentale (2016), Il treno dei bambini (2019) pubblicato da Einaudi Stile Libero.
Grande successo ha riscosso alla Fiera di Francoforte ed è in corso di traduzione in 28 lingue. Una bella storia, la cui vicenda prende il lettore sin dalle prime righe e la narrazione è serrata e avvincente. Ci si appassiona in fretta al piccolo protagonista, Amerigo Speranza, e alla sua storia di miseria ambientata nell’immediato dopoguerra.
Di cosa parla il suo nuovo romanzo?
“ E’ la storia dei bambini che nel dopoguerra, in settantamila, partirono da tutto il meridione e non solo. Vennero accolti dalle famiglie del centro e nord Italia per ricevere cibo, cure, assistenza. Un’iniziativa del partito comunista per strappare i piccoli alla miseria, dopo l’ultimo conflitto mondiale. Fu una grande operazione di solidarietà tra nord e sud dell’Italia.”
Cosa l’ha spinta a raccontare questa storia?
“E’ una storia che era stata un poco dimenticata, ma molto importante per l’Italia. Una storia epocale. E’ una storia che, secondo me, ha dei risvolti anche per il presente. Oggi la cultura della solidarietà forse è venuta un poco a mancare, almeno per come era intesa in quel momento storico. Quindi è sicuramente una storia da riscoprire.”
I cognomi delle due famiglie protagoniste del romanzo, non sono stati scelti a caso.
Sono dei cognomi tipici delle zone: Speranza a Napoli è un cognome molto diffuso, così come lo è Benvenuti nelle zone dell’Emilia. Allo stesso tempo sono cognomi ‘parlanti’, perché si portano dietro la storia di queste personaggi.”
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