
Il Generale Carmine De Pascale, Consigliere Regionale e Capogruppo della Lista “De Luca Presidente”, in questa intervista rilasciata al portale mediavoxmagazine.it, ha spiegato cosa prevede la Costituzione per il Regionalismo Differenziato e quali sono i rischi che il mezzogiorno potrebbe correre nel caso in cui venisse attuato nei modi e nei termini richiesti dal Veneto, Lombardia e Emilia Romagna.
L’articolo 116 della Costituzione, come noto, prevede che attraverso una legge ordinaria si possa attribuire alle regioni “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” sulla base di una intesa tra Stato e la regione interessata. Questo significa che una maggiore autonomia possa essere richiesta e concessa dallo Stato. Tuttavia bisogna considerare che una maggiore autonomia ha un costo, nel senso che lo Stato nel trasferire l’autonomia deve anche trasferire alle regioni le risorse necessarie per le gestione dell’autonomia richiesta. Affinché tutto il processo sia giusto ed equilibrato non deve essere compromesso il requisito fondamentale di solidarietà e coesione nazionale o, per dirla meglio, i diritti degli altri cittadini.
Nel caso specifico Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna hanno chiesto maggiore autonomia eritengo grave che nei pre-accordi siglati con il governo non ci sia un minimo accenno alla necessità di garantire l’applicazione della legge 42/2009 che stabilisce norme di garanzia affinché i diritti siano garantiti su tutto il territorio nazionale, previa determinazione dei fabbisogni standard.
Il governo con incontri a porte chiuse con regioni del nord sta varando misure che sono “teoricamente mortali” per il Sud del nostro paese. Il conseguente rischio sarebbe la frattura che si creerebbe tra le regioni del nord e quelle del sud, proprio in assenza di una perequazione delle risorse come previsto dalla costituzione. Le regioni meno sviluppate specie al meridione non potranno mai sviluppare le potenzialità di autonomia senza le necessarie risorse e senza rispettare i principi di solidarietà. Bisogna ricordare che il 70% dei consumi dell’Italia meridionale vanno a vantaggio delle imprese del Nord.
Nella seduta straordinaria del Consiglio regionale che si è tenuta il 15 gennaio scorso, ho voluto rappresentare che gli accordi stabiliti dal governo con le regioni del nord sono penalizzanti per il sud, se solo si considera la pretesa provocatoria di trattenere in Veneto il 90% delle entrate erariali. Questa pretesa è inaccettabile, inconsistente e pericolosa! E’ lo Stato centrale che raccoglie le imposte erariali e ciò consente di finanziare programmi e politiche di spesa su tutto il territorio nazionale sulla base delle esigenze dei cittadini e delle priorità di sviluppo del territorio.
4. Generale, stiamo davvero correndo il rischio concreto di creare una sperequazione tra Regioni più ricche e Regioni più povere?
Tale rischio si corre se il governo soddisfa le pretese delle regioni del nord senza considerare le esigenze di parità dei diritti dei cittadini e di sviluppo su tutto il territorio nazionale. Non si può pensare che le entrate fiscali del nord rimangano al Nord, perché si rischia davvero la rottura dell’unità nazionale. Le regioni ricche diventerebbero sempre più ricche con redditi elevati e servizi sanitari, istruzione, ambiente, occupazione al massimo di efficienza, mentre tutto questo verrebbe a mancare nelle regioni povere. Quindi non basterebbe essere cittadini italiani, ma bisogna essere fortunati ad abitare in una regione ricca del nord per avere più diritti e maggiori servizi, in aperta violazione dei principi di uguaglianza scolpiti nella costituzione.
5. Concludendo se verrà effettivamente realizzato un “regionalismo differenziato” disegnato sulle richieste avanzate dal Veneto, dalla Lombardia e dall’Emilia Romagna, quale sarà lo scenario per il Mezzogiorno?
In sintesi, per evitare la catastrofe del mezzogiorno, a mio parere è fondamentale che al tavolo delle trattative partecipino, oltre alle regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, i rappresentantidelle altre regioni per aprire un dibattito, dove tutti possano difendere i diritti dei propri cittadini e il governo regionale della Campania si sta adoperando in tal senso. Inoltre, la popolazione deve essere costantemente informata dello sviluppo attraverso la televisione di Stato su tutti i passaggi della procedura. Nulla deve essere concesso in termini di ulteriore autonomia alle regioni in assenza di un accordo di base tra tutte le regioni. Nessun trasferimento di poteri e di risorse deveessere attivato se non sono definiti i “livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale” (art. 117 lettera m della Costituzione). Il trasferimento delle risorse dello Stato alle regioni per una loro maggiore autonomia deve essere ancorato a oggettivi fabbisogni dei cittadini e dei territori, escludendo ogni riferimento a indicatori di ricchezza.
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