Giovanni, bancario con la passione dei viaggi, viene assegnato alla filiale di Procida. Dove, in modo casuale, incontra Moulay, un ragazzo saharawi che studia sull’isola e la sua fidanzata ‘Favola’. Dall’incontro tra questi due mondi lontanissimi nasce un’intensa amicizia e Giovanni impara a vedere l’isola con gli occhi di questo giovane apolide.
Ciao Ciro, prima di parlarci del tuo primo lavoro, raccontaci di te.
Sono uno scrittore atipico, quasi uno scrittore per caso. Anzi, riflettendoci, non è un caso. Si chiama passione. E’ quella spinta forte che ti viene da dentro e che senti che prima o poi ti travolgerà, proprio come un’onda anomala creata dal passaggio di una grossa imbarcazione. Quella potente energia che deve incanalarsi da qualche parte per poter attenuare la sua forza, altrimenti impetuosa e distruttrice. In sintesi ho cominciato a scrivere per non affogare, nella monotonia della routine.
Il tuo romanzo è ambientato nella splendida isola di Procida.
Ispirato dal paesaggio, sempre uguale ma ogni giorno diverso, che mi si presenta dinnanzi tutte le mattine in cui mi imbarco verso quei quattro chilometri quadrati di terra in mezzo al mare. Quei luoghi sospesi nel tempo, quella gente apparentemente distaccata ma fragile, che ti studia prima di aprirsi come un bocciolo ai primi raggi di primavera e donarti il loro dolce nettare. E poi quei colori corrosi dalla salsedine, il rumore del silenzio, la profonda religiosità dell’isola, il profumo dei limoni trasportato dal caldo vento del Sud.
Moulay , Il tuo personaggio, appartiene al popolo saharawi: perché questa scelta?
Nel deserto del Sahara esiste un popolo che, pur essendo da secoli una Nazione, non ha la sua terra e vive in esilio. Questo piccolo e fiero popolo resiste in parte nelle tendopoli all’estremo sud del deserto algerino ed in parte nel suo antico territorio oggi “occupato” dal Marocco: è il popolo dei Saharawi.
Questi scenari procidani, uniti alla passione per il popolo saharawi e per la sua tormentata storia, per le sue affascinanti tradizioni e per la sua cultura, allo stesso tempo antica e contemporanea, mi hanno portato ad incanalare questo flusso che rischiava di esplodermi nel petto.
Gran parte della stesura di questo libro lo hai scritto su una nave, recandoti al tuo posto di lavoro.
Si, e questo è forse il primo esempio di “boat book”, di libro scritto su una nave, la Macaiva (nave traghetto che effettua collegamenti tra Pozzuoli, Procida e Ischia, Ndr). Mi estraniavo dal rumoroso contesto immergendomi nella narrazione e, consumandomi i polpastrelli sulla tastiera del mio smartphone, è nato ‘#ProcidaNonDeveMorire – un saharawi con il mare nel cuore’.
Come sei riuscito a fondere due mondi così diversi e geograficamente distanti?
Ho unito due territori morfologicamente diversi, geograficamente lontani ed in alcun modo sovrapponibili. Ho accomunato due popoli culturalmente agli antipodi e storicamente distanti anni luce, uniti però dall’espressione di valori semplici ed autentici. Sono convinto che soltanto dalla riscoperta di questi, potremmo ripartire nella convinzione di lasciare ai nostri figli un futuro migliore.
Fino ad allora vi prego…non dite al mondo che esiste Procida, ma soprattutto non dite a Procida che esiste questo sporco Mondo!
Sei già pronto per un tuo secondo romanzo?
In realtà, anche se ho pensato ad un breve periodo di pausa, sono già al quinto capitolo di un nuovo lavoro, che è il continuo del primo e racchiude la mia esperienza di viaggio ai campi profughi saharawi, nel 2019. Questa volta la voce parlante non sarà Giovanni (il giovane impiegato di banca) bensì Moulay (il protagonista del primo romanzo) che racconta di come condurrà Giovanni nel deserto dell’Hammada. Il titolo del libro sarà “Fiori nell’Hammada”, ispiratomi da una porta di ingresso di una casa saharawi di colore turchese su cui era dipinto un fiore.
Ciro Bruno Linardo è nato a Pozzuoli nel 1972, dove tutt’ora risiede. Laureato con il massimo dei voti in Economia all’Università Partenope, è attualmente impiegato presso un istituto di credito regionale. Appassionato di viaggi, nuoto e di lettura, ma soprattutto padre, figlio e marito convinto e coinvolto.
L’autore devolverà il 25% dei propri ricavi derivanti dalla vendita di questo libro alla causa saharawi, per favorire il sostegno a questo meraviglioso popolo che chiede solo di ritornare nella propria terra di origine.
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