Ci rivolgiamo a Lei in quanto intravediamo, nella Sua persona,
l’ancora della speranza a cui aggrapparci per portare avanti la lotta e salvare l’ospizio “Carmine
Da anni, giornali, televisioni e interrogazioni parlamentari di tutte le aree politiche, dedicano ampio spazio a questa tormentata vicenda, piena di scenari tenebrosi, molti lati oscuri, amare verità, veleni e polemiche. Anche i più ingenui hanno compreso che intorno a questa “struttura” ci sono troppi interessi. Questa struttura, donata ai poveri del luogo, insieme a 16 appartamenti e ad alcuni terreni, dalla Sig.ra Concetta D’Arienzo, in memoria di suo figlio Carmine, morto suicida, è stata sempre bramata da un manipolo di speculatori, disonesti nel vero senso della parola! Da tempo costoro sfidano la legge, qualcuno s’illude di raggirarla! Non si vuol capire che la Sig.ra D’Arienzo aggiunse alla sua volontà testamentaria la raccomandazione “i beni dovevano restare per sempre di proprietà dell’Ospizio” concludendo che nessuno avrebbe dovuto trarre indebito profitto dalla gestione di quanto lasciato ai poveri di Pompei. Il testamento è conciso e chiaro! Mai un sindaco, non si sa per calcolo o per incuria, ha voluto (o potuto) vigilare affinché la volontà testamentaria della benefattrice venisse onorata (e rispettata!). Con il passar del tempo, sono sbucati senza alcun titolo molti “padroni” o aspiranti tali! Per elencare alcune inadempienze di carattere burocratico/amministrativo, nonostante le interrogazioni di autorevoli esponenti della Camera e del Senato ai Ministri dell’Interno, della Salute, del Lavoro e delle Politiche sociali, non basterebbe l’intera pagina di una rivista e, forse, neppure un intero giornale; ci vorrebbe un libro dello spessore pressappoco pari a un dizionario enciclopedico! Decine di vecchietti e nonnine che percepiscono una misera pensione e non possono essere ospitati in altri istituti, rischiano di andare in mezzo alla strada, unitamente a 13 lavoratrici, per una scandalosa ordinanza del Sindaco e di un dirigente dell’ufficio tecnico locale!
I vecchietti desiderano rimanere in questo ospizio, divenuta la loro casa, e di poter trovare
negli ultimi giorni della loro vita un po’ di serenità e di pace! Sig. Presidente, a Palazzo di Città, i ruoli di alcuni consiglieri (sempre gli stessi!) si invertono nel tempo nel consiglio comunale, non esiste una seria opposizione, né propositiva né collaborativa! Mai qualcuno ha voluto spiegare ai pompeiani i motivi veri dello scadimento di un patrimonio lasciato in eredità ai poveri! In tutti i modi si vuol chiudere questa struttura! Nell’ultimo consiglio comunale ci sono stati malori e tensioni tra i nonnini presenti tra il pubblico, impietriti nell’ascoltare della chiusura! E 13 dipendenti (vedove e nubili di una certa età) non hanno più la loro occupazione. Anni orsono, un sopralluogo di uno studio tecnico relazionò che era assolutamente possibile l’esecuzione dei lavori con la permanenza degli ospiti nella struttura.
Ci permettiamo di richiamare la Sua attenzione sulla circostanza che il Dipartimento della salute mentale dell’Asl 5 di Castellammare di Stabia, in passato, ha affermato che un allontanamento forzato dall’Ospizio faciliterebbe un aggravamento delle condizioni cognitive e psicopatologiche di molti di essi, tanto da diventare anche fatali. Il 4 luglio u.s. alcuni agenti della polizia municipale hanno fatto incursione nell’ospizio per notificare lo sfratto ai singoli nonnini. Uno di questi, Esposito Francesco, cardiopatico, vedovo senza figli, ultranovantenne, ha accusato un malore ed è intervenuto il 118 erano presenti ai fatti il dott. Raimondo Sorrentino ed il dott. Mele (dei servizi sociali) unitamente agli agenti della polizia municipale.
L’ordinanza di sgombero ha fatto perdere la quiete mentale a tutti gli anziani…piangono
giorno e notte. Non dormono al solo pensiero che i vigili possano venire e prelevarli nel sonno.
Non c’è cosa più abominevole che infierire sui deboli ed approfittare della loro condizione
di dipendenza e sofferenza con ignobili montature, per un profitto personale. I lavori non sono
urgentissimi, come invece si vorrebbe far credere. È impensabile che una persona che abbia svolto ininterrottamente prima l’incarico di revisore dei conti, poi di assessore alle finanze e vicesindaco, e oggi di sindaco di Pompei, dica di aver subìto tutta quella che è stata la cattiva gestione dell’ospizio Borrelli, dica di non saperne nulla e di aver subito il tutto: se dal 2012 non sono stati presentati i bilanci dell’azienda speciale comunale che gestisce l’Ospizio, il Comune sarebbe dovuto intervenire! Di chi sono le colpe, se non di coloro i quali ricoprivano le cariche di amministratori locali ?
A Pompei si piange, si parla…si evidenza ovunque disperazione, sofferenza e rabbia. È una
pagina brutta per questa Città di carità e di accoglienza.
Possono essere sfrattati da “casa loro” proprietari, malati, ultraottantenni, con particolari
patologie? Vi sono nonnine che urlano nel sonno. La quiete in questa casa di riposo è soltanto un ricordo lontano! Per quanto esposto abbiamo già scritto e denunziato alle competenti autorità già più di dieci giorni orsono. Le alleghiamo copia dell’esposto inviato al Signor Prefetto di Napoli, al Signor Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata e al Signor Procuratore della Corte dei conti della Campania che senz’altro avranno attivato le procedure di competenza ma, sta di fatto che, ad oggi, nulla è cambiato ed anzi, da quanto si legge sui giornali, il 7 agosto p.v. sarebbe previsto lo sgombero forzato della struttura. Ci rivolgiamo, dunque a Lei, Signor Presidente chiediamo un Suo Autorevole intervento, quale Capo della Magistratura, Primo Magistrato d’Italia e Supremo Garante della Costituzione affinché intervenga presso gli organi competenti ovvero sul sindaco di Pompei Pietro Amitrano, sul comandante della polizia municipale Gaetano Petrocelli, sul dirigente del settore affari generali e finanziari Eugenio Piscino, sul dott. Raimondo Sorrentino responsabile dei servizi sociali, sul dott. Gianfranco Marino dirigente dell’ufficio tecnico. L’idea di solidarietà è affine a quella di coesione!
In termini giuridici “la solidarietà” riguarda la condizione di un gruppo nel quale i prestatori ed i beneficiari rivestono ruoli potenzialmente reversibili e interscambiabili, e non hanno una relazione diretta ma mediata dalle istituzioni. Questo è il nucleo dell’idea di solidarietà posto al centro del sistema costituzionale italiano. L’art.2 della Costituzione italiana non pone un generico principio di solidarietà ma afferma che, nel riconoscere i diritti inviolabili (dell’uomo), “La Repubblica (…) richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà… sociale”.
Questi doveri costituiscono il versante deontologico dei diritti inviolabili e una componente
del principio personalistico su cui si fonda la nostra democrazia.
Nel ringraziare per l’attenzione concessa, restiamo in rispettosa attesa, sicuri di un Suo
celere intervento. Aldo Avitabile Alfonso Carotenuto Lelio Marinò Gaetano Coccoli
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