Il sole non sorge la mattina del 14 agosto 2018 a Genova. Il calore dell’estate lascia spazio ad uno scenario quasi invernale: lampi, fulmini, tuoni, pioggia. Eppure, nonostante il tempo, tutti erano pronti per le vacanze; tutti pronti a divertirsi, a rilassarsi, stare insieme ad amici e alla propria famiglia. Tutti pronti a godersi il meritato riposo, ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare cosa sarebbe accaduto da lì a poco. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che alle ore 11.36, il Ponte Morandi sarebbe crollato e con sé tutte le auto che lo stavano attraversando. Nessuno poteva immaginare che sarebbero morte 43 persone, la cui vita spezzata dalla stessa forza dell’uomo.
Nessuno poteva prevederlo, nessuno lo ha mai pensato; ma malgrado ciò, siamo qui a raccontarlo. Un avvenimento che ha segnato, ancora una volta, la storia del nostro Paese, tragedia che si aggiunge alle numerose altre tragedie che ogni anno dobbiamo ricordare. Ci si chiede perché tutto questo non può esser evitato, perché dobbiamo unirci solo nel cordoglio dei defunti; perché lo Stato Italiano professa unità ma continua a divide sempre di più. Tanti perché che non avranno una vera risposta. Una giusta e salda soluzione. Un destino crudele, certamente, per coloro che hanno perso la vita, ma un destino altrettanto crudele per coloro che invece sono sopravvissuti perché emozioni così grandi, traumi così grandi, la mente non le dimentica.
Si prova a metabolizzare, si va avanti, ma il segno è stato fatto e di certo non andrà via nel tempo. Un po’ quando il soldato andava al fronte e ritornava in patria. No era lo stesso che vi era partito. E dunque cosa ci resta ? Forse la speranza e la volontà di unirsi davvero. La capacità di essere cittadini di uno Stato che ci tuteli, che ci dia sostegno, sempre, non solo quando accade ciò che ormai non può esser salvato. Forse è pure utopia questa, ma almeno così si riuscirà ad andare avanti e chiedere giustizia per un evento che non doveva verificarsi, quanto meno non in questo modo.
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