Come scrive Rosario Pinto nella sua recensione inserita nel catalogo: “ Ad osservare in profondità la personalità di artista di Aldo Salatiello, ad andarne a cercare le ragioni prime degli ottenimenti attuali, procedendo, cioè, a scavare nella sua storia, si trova l’affermazione di una linea d’intendimento che si è srotolata nel tempo, annunciando costantemente e coerentemente l’affermazione d’una prospettiva analitica del reale fenomenico. Nel corso degli attraversamenti e delle trasformazioni che hanno segnato il percorso di Aldo Salatiello si è manifestata sempre, infatti, un’insopprimibile esigenza: quella di aver conto del fatto che il reale fenomenico ha una sua imprescindibile strutturazione che costituisce l’ossatura delle cose ed alla cui ricerca l’artista sa di dover rivolgere i propri sforzi disvelativi. Ecco, allora, disporsi la produzione del Nostro a scandagliare le pieghe della consistenza epifenomenica del dato per individuarne le ragioni costitutive e per metterne in evidenza il dato sostanzialmente epistemologico. Lungo questo percorso che si diffonde nel tempo, muovendosi nelle pieghe degli ottenimenti via-via maturati, si giunge fino alla produzione più vicina a noi, quella in cui la stesura delle campiture si fa netta e puntuale, ed in cui, tuttavia, l’artista mostra di non intendere mai rinunciare del tutto ad una esemplificazione materica che si volge a conferire spessore e plasticità ad un pigmento che mal sopporta di diffondersi come mera occasione di stesura cromatica. Non manca, qua e là, insorgente ed apparentemente corsara, qualche incursione nel mondo della sfibratura simbolica, che non va intesa come cedimento alle suggestioni ‘simbolistiche’, che rimangono, invece, complessivamente estranee alla prospettiva creativa di un artista che punta decisamente sul rilievo contenutistico, conferendo – l’abbiamo già detto – forza d’episteme alla sua tornata ermeneutica del reale. Ci si potrebbe chiedere quanto, allora, la sensibilità astrattiva – da non intendere, evidentemente, in mera metafora d’aniconismo – possa giovare a dar misura d’una consistenza impegnativamente empirica e della consegna d’un dato esperienziale che il Nostro intende affidare al suo lavoro: e la risposta potrebbe consistere nell’affermare che la pittura di Salatiello sa conferire alla misura astrattiva il portato segnico d’una testimonianza ‘oggettuale’ scavalcando la mera cerebralità della sintesi di pensiero per recuperare un dato esperienziale che diventa talvolta pregnanza di gesto e sensibilità materica.
Con tali prerogative, possiamo, quindi tentare di concludere, il percorso complessivo della ricerca pittorica del Nostro, si distende con fertile coerenza nel corso del tempo e va osservato come traccia organica di un lungo cammino, analizzandone il dispiegamento nel tempo e il valore che assume di testimonianza non soltanto d’un attraversamento individuale, ma del corso stesso di un pezzo importante della nostra storia, di quella, in particolare, degli ultimi decenni.”
Mentre come ci illustra nella sua recensione a catalogo Giovanni Cardone : “Non si può inventare la lingua: ma è certo che il modo di usarla è inventivo ed autobiografico, è la tua storia e il tuo futuro» (Aldo Rossi). Le parole di uno dei più profondi architetti del nostro tempo, recentemente scomparso, sono riferite alla lingua dell’Arte, a quel delicato e personalissimo complesso di elementi, di simboli e, sopratutto, di scelte che costituisce, individua e indelebilmente caratterizza il mezzo espressivo di ciascun artista. Aldo Salatiello ha elaborato il proprio linguaggio artistico con lucidità e con sicurezza. Le sue opere riflettono una ricerca coerente ed attenta, culminante in lavori pregevolissimi nei quali la pulizia del segno viene ad essere elemento centrale di equilibrio; il contrasto cromatico, talvolta discreto, talvolta più vivace, è parte integrante delle composizioni e spesso ne determina l’atmosfera. “Tutto l’universo visibile non è che un deposito di immagini e di segni ai quali l’immaginazione deve attribuire un posto ed un valore relativo», annotava Charles Baudelaire nella celebre presentazione del Salon parigino del 1859. Ebbene, Salatiello spazia sicuro in questo «deposito di immagini e di segni»; osserva, interpreta, seleziona. Magistralmente, quindi, ricompone. Costruisce con pazienza ed acume le proprie opere, nella cura del particolare, fino a dar vita a strutture visualmente espresse, ma ovviamente dal carattere innanzitutto mentale di straordinario vigore, di piena, vibrante suggestione. Sorprendono, le grandi architetture di segno e di colore che popolano i quadri di Aldo Salatiello. Emozionano pacatamente, senza ricorrere ad alcuna forma di retorica. Quasi all’improvviso, con forza e con franchezza, l’Arte di Aldo Salatiello si rivela infatti assai vicina alla nostra comune sensibilità: il suo racconto per immagini si inserisce nel patrimonio collettivo delle visioni quotidiane, verso un personale, intenso a tratti onirico, ma essenzialmente riconoscibile e quindi condivisibile, diretto universo di umane sensazioni. Aldo Salatiello è dunque un vigoroso, originale cantore della comune nostra umanità. è un artista, un artista vero: come un medico attento e appassionato, egli sa vedere, sentire, meditare; sa prestare attenzione anche al dettaglio. E sa infine comunicare, raccontare. È pienamente, autenticamente, intimamente artista: se non fosse un pittore, Salatiello sarebbe di certo un poeta, un grandissimo, franco, denso narratore.”
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