La curatela del Fallimento DCN smentisce le notizie diffuse dalla stampa e sui social circa ‘avvenuto trasferimento a Roma delle somme sequestrate in territorio Elvetico.
L’avvocato che assiste la curatela ha comunicato in merito che, avendo il Procuratore Generale di Roma trasmesso al Procuratore Elvetico il provvedimento emesso in merito all’incidente di esecuzione, con allegate note da esso avvocato predisposte, avremo quanto prima notizie circa l’esito della procedura. Di tanto, come sempre, la curatela provvederà ad informarvi sul sito ufficiale.
Infine, si ritiene riportare quanto disposto in parte motiva (pag. 4) della ordinanza resa dalla Corte di Appello di Roma pubblicata il 20/07/2020 di cui già abbiamo pubblicato sul sito il dispositivo in data 22/07/2020, che in questa sede si allega in versione integrale e, cioè: “…il trasferimento in questione non equivale infatti ad “assegnazione” delle somme di denaro ad altri, passaggio del tutto diverso e sottoposto- come correttamente osservato dalla parte interessata – all’accertamento definitivo da una parte della riconducibilità dei conti correnti in questione agli imputati; dall’altra, alla esistenza di crediti certi, liquidi ed esigibili; da ultimo, va ricordato come con il provvedimento di conversione le somme in sequestro siano state vincolate “a garanzia” dei predetti crediti, e non certo “in pagamento” degli stessi…”.
Il trasferimento a Roma delle somme non comporterà l’immediata distribuzione ai creditori.
“Dalla lettura dell’ordinanza della corte di appello, e sopratutto dal passaggio indicato nel comunicato dai curatori DCN, capisco che la faccenda è tutt’altro che risolta perché non è ancora stata accertata là riconducibilità dei conti correnti svizzeri agli imputati, spiega via social l’avvocato Augusta Palomba, membro del comitato dei creditori SDF. Dunque, prosegue la Palomba, prima di poter dire che quei soldi sono dei creditori è necessario attendere, oltre che i tempi della giustizia, anche l’esito definitivo dei giudizi volti a definire che quei soldi, benché formalmente intestati a terzi, siano in realtà degli imputati”, conclude il legale.
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