La seconda udienza dell’affare Bayres dinanzi al tribunale di Torre Annunziata è stata l’occasione per gli obbligazionisti della Deiulemar, accorsi in massa, di rivedere i fratelli Della Gatta, tra i principali artefici del crack da 800 milioni del colosso armatoriale torrese. Come da previsioni, i due hanno risposto alle domande dei giudici ricostruendo l’affare Bayres, dando seguito alla loro volontà di collaborare con gli inquirenti. Di seguito le tappe salienti dell’udienza:
Il tentativo di rinvio: l’udienza si apre con il tentativo dei legali di Dante Di Francescantonio, l’imprenditore veronese proprietario del gruppo immobiliare Bayres, di rinviare l’udienza per i problemi di salute del proprio assistito, attualmente ai domiciliari. Di Francescantonio ha presentato un certificato medico adducendo problemi all’occhio, ma la corte ha rigettato la richiesta considerandola non fondata.
La deposizione di Angelo Della Gatta: ad aprire il valzer delle deposizioni è Angelo Della Gatta, che ricostruisce la vicenda Bayres facendo trasparire sin da subito il suo ruolo marginale nell’affare, con il fratello Pasquale in primo piano. Emerge subito la posizione di Amedeo Malet, faccendiere di fiducia dei Della Gatta che funge da intermediario nell’affare. Poi i dettagli dell’accordo, che prevedeva l’acquisto di una quota di minoranza della società immobiliare Bayres per la cifra di 250.000 euro, soldi trasferiti in contanti al Di Francescantonio. Angelo Della Gatta poi svela il nascondiglio del tesoretto di famiglia, con i soldi nascosti in una cantina della villa di Torre del Greco. L’idea era quella di entrare nell’affare, che prevedeva anche l’opzione di arrivare fino al 50 per cento della Bayres, per un valore di 4 milioni di euro, con l’obiettivo, se le cose fossero andate bene, di cedere le quote per conseguire una plusvalenza. Incalzato dai giudici sulle disponibilità economica in possesso della famiglia, Angelo asserisce di non avere attualmente disponibilità in contanti, ma ammette la presenza all’estero di una disponibilità pari a 17 milioni di dollari e della volontà, già seguita da attività concrete, di mettere a disposizione degli obbligazionisti i beni per ristorarli nel migliore dei modi.
La figura di Di Francescantonio: dalle dichiarazioni di Angelo Della Gatta l’imprenditore veronese appare come uno che aveva promesso lauti guadagni, che millantava amicizie importanti a Salerno, tirando in ballo addirittura l’allora Sindaco De Luca. Si sentiva “il re di Salerno”. Inoltre, da uno scambio di mail con Pasquale Della Gatta, si evince che Di Francescantonio non solo sapeva del fallimento Deiulemar e di quello personale dei Della Gatta, ma che si era adoperato per aiutarli, cercando di procurare un avvocato per il processo penale. Alla fine i Della Gatta appaiono come “truffati” da questo soggetto che ha tradito le loro attese.
La deposizione di Pasquale Della Gatta: Pasquale della Gatta si limita ha raccontare i fatti confermando in buona sostanza quanto già riferito dal fratello, sottolineando che il tesoretto nascosto e destinato all’affare proverrebbe da “regalie” fatte dai fornitori scelti per operare a bordo delle loro navi, insomma delle vere e proprie mazzette. Per il resto si mantiene più sul vago, dicendo di non possedere disponibilità liquide, e di non avere più nulla aldilà di ciò che è stato messo già a disposizione degli obbligazionisti.
La posizione di Amedeo Malet: persona chiamata a fare da intermediario nell’affare Bayres, che i Della Gatta conoscevano da diverso tempo. Anche lui a conoscenza dello status di falliti degli ex armatori, è lui che propone ai Della Gatta l’affare Bayres, con la possibilità di guadagnarsi una lauta commissione sul progetto. Alla fine, resosi conto di trovarsi in un illecito, decide di spifferare tutto alle autorità giudiziarie.
La reazione degli obbligazionisti: in questa losca storia, ai risparmiatori interessa soltanto quanto possono recuperare e quanto gli armatori intendono mettere a disposizione nell’ambito del crack Deiulemar. Alla fine molta delusione, con l’urlo “IN GALERA” indirizzato ai Della Gatta al termine della deposizione del fratello maggiore Pasquale.
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