
Dopo un’estate sostanzialmente interlocutoria il crack Deiulemar si arricchirà a breve di nuovi capitoli. Archiviata l’ipotesi di transazione con i falliti – che non hanno messo beni a disposizione della Curatela rifiutando le condizioni fissate dal Comitato dei Creditori – riprendono le cause giudiziarie messe in piedi per tentare di massimizzare le possibilità di recupero dei risparmiatori truffati. Data da cerchiare in rosso sul calendario il 13 settembre, quando dinanzi alla Corte d’Appello a Roma riprenderà il processo penale a carico dei responsabili del crack del colosso armatoriale torrese. L’ultima udienza è stata contraddittoria, con l’arringa del Procuratore Generale che ha spiazzato in po’ tutti. Da un lato è stato infatti chiesto di riconoscere il reato di associazione a delinquere, dall’altro è stata chiesta anche una riduzione degli anni di carcere inflitta in primo grado agli armatori falliti. Nello specifico una diminuzione da 18 anni a 12 e mezzo, il tutto tra lo stupore e la rabbia generale degli obbligazionisti. Questi ultimi si stanno già mobilitando per essere come sempre presenti a Roma per seguire da vicino l’ennesima tappa di un calvario giudiziario che sembra essere sul rettilineo finale, poiché almeno per quanto riguarda il processo penale a novembre è attesa la sentenza. Tra settembre e ottobre la partita si giocherà anche su altri tavoli, con le cause contro le banche che hanno intrattenuto rapporti con la Deiulemar e le udienze relative ai trust messi in piedi dagli ex armatori per “mettere al riparo” i beni dalle pretese creditorie. Nel frattempo i risparmiatori cercano di fare fronte comune confrontandosi e provando a coinvolgere gli organi del fallimento per avere un quadro ancora più chiaro della situazione anche al fine di delineare le strategie future.
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