Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli ha proceduto, su disposizione della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Napoli, alla confisca, tra Campania e Lazio, di un ingente patrimonio del valore di 17.600.000 euro riconducibile a M.P., appartenente al clan MALLARDO.
Le Fiamme Gialle hanno acquisito al patrimonio dello Stato 17 unità abitative tra i comuni di Giugliano (NA), Aversa (CE), Mentana (RM), e Monterotondo (RM), 11 terreni nel comune di Mentana (RM), oltre a quote e immobili relativi a una società operante nel settore immobiliare con sede a Fonte Nuova (RM), riconducibili al “prevenuto” e al suo nucleo familiare.
L’attività trae origine da indagini delegate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ed eseguite dagli specialisti del G.I.C.O. partenopeo che hanno eseguito, nel periodo dal 2010 al 2021, diversi provvedimenti di sequestro preventivo e di misure di prevenzione patrimoniali disposti dai Tribunali di Roma e Napoli nei confronti, tra gli altri, del P
In questo contesto criminale, come evidenziato in sentenze dello stesso Tribunale di Napoli, il clan MALLARDO ha investito i propri proventi illeciti in attività immobiliari facenti capo al P e ad una sua società operante nel settore edile; il sodalizio era stato favorito dal genero del P., D.A, nato a Villaricca esponente di rilievo del clan MALLARDO, per conto del quale si interessava di diversi settori economici quali quello edilizio, immobiliare nonché della distribuzione del caffè agli esercizi commerciali del giuglianese e del casertano, ove acquisiva commesse anche in zone controllate da clan camorristici alleati, come il Clan dei Casalesi.
Il presupposto per l’applicazione dell’odierna misura di prevenzione patrimoniale deriva dall’accertata appartenenza del P. al clan MALLARDO, sancita da una condanna a 12 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e scaturisce dagli accertamenti economico-patrimoniali effettuati dalle Fiamme Gialle.
Infatti, il monitoraggio effettuato dal G.I.C.O. di Napoli ha fatto emergere, grazie ai riscontri sviluppati anche attraverso l’utilizzo delle banche dati in uso al Corpo e agli accertamenti bancari, una marcata sproporzione tra le fonti di reddito lecite di cui il soggetto disponeva ufficialmente e il patrimonio di beni mobili e immobili di rilevante valore negli anni accumulato
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