
Le celebrazioni civili di Santa Maria Salome non sono state volute dalla Camorra. È quanto dichiarato dal Parroco dell’Immacolata Concezione Don Alessandro Valentino, che sul bollettino parrocchiale domenicale ha denunciato gli episodi che hanno portato alla sospensione della festa. Una settimana convulsa che si è conclusa col comunicato del Sindaco Balzano, che aveva assicurato l’appoggio dei Vigili solo per le celebrazioni religiose. Don Alessandro, col suo sermone, fa invece luce sui fatti. Minacce e danni subite dai venditori ambulanti, obbligati a rimuovere le bancarelle, per “solidarietà con i fatti di Torre Annunziata”. Episodi denunciati dal Parroco, sia al Comune che ai Carabinieri, i quali – a dire del Parroco- avrebbero richiesto l’appoggio dei vigili urbani, in considerazione del fatto che molti dei militari erano impegnati sul fronte oplontino. Da qui il comunicato di Balzano, che ha posto la parola fine alla festa. Un episodio spiacevole che ancora una volta fa si che la violenza- o meglio la Camorra, come la definisce Don Alessandro- abbia la meglio. Di seguito il testo integrale delle dichiarazioni di Don Alessandro pubblicate sul bollettino domenicale della Parrocchia.
“C’è molta oscurità in questa nostra città, perché una cenere cade di continuo su di essa, e non proviene dal Vesuvio. Manca l’aria in queste strette strade boschesi in cui la verità si nasconde dietro una coltre di ipocrisia, che ormai percorre altre vie pubbliche seppur virtuali, e per questo capaci di illudere, facendo credere di essere al centro del mondo, perché capaci di generare movimento… e non solo di pensiero, anche di pressione. La verità è che, nella notte tra venerdì e sabato scorso, un gruppo di giovani ha divelto i gazebo allestiti in piazza S. Maria Salome e ha vandalizzato il palco per la festa patronale. L’allestimento non più pronto per la festa ha comunicato il messaggio con violenza: qui la festa non si deve fare, perché lo abbiamo deciso noi, punto e basta. Non è stata solo una bravata. Nel primo pomeriggio di sabato, sono stati minacciati gli stessi ambulanti che allestivano i piccoli spazi per il loro povero commercio della sera. Anche qui un messaggio molto chiaro: ‘Non vi è bastato quello di stanotte? Se Torre Annunziata è in lutto per il crollo della palazzina, qui non si deve fare la festa’. È giusto e sacrosanto commemorare delle persone vittime di una tragedia. È umano sentirsi vicini a chi è in lutto. È sensibilità avvertire il dolore di chi soffre. E la vicinanza può esprimersi in molti modi. Chi di noi avrebbe mai potuto chiudere le labbra per una preghiera sentita, chi di noi avrebbe potuto chiudere le orecchie per non sentire il muto pianto di chi ha perso un affetto?Alle vittime e alle loro famiglie va il nostro pensiero. Altra cosa, però, è impedire, è ricattare, è imporre la propria volontà e limitare la libertà degli altri. Nel nostro comune vocabolario questa logica si chiama ‘camorra’. E dobbiamo avere il coraggio di vederla, dobbiamo avere la forza di denunciarla: perché la camorra esiste, ed è presente più di quanto noi pensiamo, in quanto si nutre di ignoranza e di arroganza. Perciò, i semplici venditori ambulanti sono andati dai vigili urbani e hanno detto ciò che a loro era accaduto, ovviamente in anonimato. Siamo fatti così: ci accontentiamo di un po’ di verità concessa da una coscienza morsa dalla rabbia piuttosto che di una grande giustizia custodita dalla rettitudine. Nella memoria dei vigili è subito balenato ciò che era accaduto anche l’anno scorso, proprio nella sera dello spettacolo di Gigi Finizio: come dei ragazzi si erano accoltellati e come il panico generò un’eruzione di violenza. Gli scontri durarono per tutta la notte, con distruzione delle auto parcheggiate in di Piazza Pace da parte di una gang proveniente da Torre Annunziata. Già da qualche giorno però si erano mosse le acque nel piccolo spazio del comando dei vigili urbani: una piccola obiezione prima dell’ordine di servizio. I vigili avevano manifestato dissenso, sempre in virtù di quello che era successo l’anno scorso e quello accaduto anche due anni prima: una lite poco distante dal palco tra extracomunitari e nostri giovani.
Quest’anno era necessario evitare tutta questa tensione, e la motivazione c’era: mancanza di organico e definizione di competenza. Sì, si tratta proprio di competenza: i vigili urbani non hanno il compito di mantenere l’ordine pubblico, di esclusiva competenza dei carabinieri e della polizia. Per essere più chiari, essi hanno il solo compito di ‘polizia amministrativa’. Alle 15:15 del pomeriggio di sabato, ho denunciato tutto l’accaduto ai carabinieri della stazione di Boscoreale, i quali hanno assicurato la loro presenza non senza però quella dei vigili urbani, perché loro erano impegnati anche sul fronte torrese (turni di sorveglianza alla palazzina crollata). Nel ping pong delle due parti, ho creduto toglierli dall’imbarazzo. Ho telefonato al sindaco e al comandante dei vigili urbani e ho detto che se non c’erano le condizioni per garantire la sicurezza e l’incolumità dei cittadini (credo preoccupazione sacrosanta), dovevano mettermelo per iscritto. Da qui è nato il testo che riporto di seguito: ‘Atteso che questo Comune con il proprio personale di polizia amministrativa non riesce ad assicurare adeguata sorveglianza in occasione dello svolgimento delle feste di cui all’oggetto, invita codesta spettabile Parrocchia a sospendere tutte le iniziative civili. Il comando di Polizia Locale assicurerà la presenza durante le funzioni religiose’. Non sempre è oro quello che luccica, me lo hanno insegnato fin da piccolo. Questa sapienza dovrebbe far riconoscere quando cadono fiocchi di neve oppure di cenere. Ahimè, sulla città di Boscoreale cade cenere infuocata e non i bianchi e lucenti fiocchi di neve, che in questa estate torrida sarebbero stati un vero e proprio miracolo. Cenere infuocata è la violenza, così come l’ipocrisia, la mentalità camorristica, la meschinità dei cuori, la compiacenza opportunistica, l’insensibilità… La cenere distrugge tutto e tutti, come sta avvenendo in questa città da decenni. Non c’è rimedio per la cenere, non c’è forza che la contenga. È devastante, invasiva, soffocante. A me dispiace che questa città debba proprio morire sotto una coltre di cenere… a questa città e ai suoi abitanti mi sono affezionato. E non sarà il Vesuvio a distruggerla, siamo esclusivamente noi, che giorno dopo giorno la ricopriamo di cenere: quella che portiamo nel cuore, quella che nascondiamo nelle nostre invisibili malefatte, quella pubblica e coperta da inutile vanagloria, quella della inefficiente macchina burocratica che dovrebbe custodire il ‘bene comune’. Già, il bene ‘Comune’! Ho voluto raccontare la verità dei fatti perché né la mia o l’altrui ipocrisia, né i miei o l’altrui falsi meriti abbiano più spazio in una città degna di questo nome: Boscoreale! Perciò, ciò che ha più senso è dire la verità”.
Boscoreale – Festa di Santa Maria Salome e Maria SS. del Carmine: sospese le iniziative civili
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