Il clima si fa sempre più freddo, cattivo, eppure nessuno riesce a cambiare le cose nonostante i tanti argomenti trattati, le tante sensibilizzazioni organizzate, i numerosi spot presentati. E’ come se più il tempo passasse e più si diventasse cinici, distaccati dai sentimenti e dalle emozioni.
Oggi è il 25 novembre, una data che ricorda uno dei fenomeni più sviluppati in Italia e nel mondo: il femminicidio e la violenza sulle donne sia fisica che psicologica.
Un fenomeno certamente non recente poiché già diffuso nel passato ma evidentemente molto meno esaminato rispetto al presente.
L’aspetto della violenza è molto delicato e bisognerebbe analizzarlo nel modo più chiaro e preciso possibile, cercando di cogliere gli elementi significativi di un fenomeno che anziché frenarsi continua a crescere con gran velocità.
La considerazione della donna come è risaputo è abbastanza negativa rispetto al concetto dell’uomo, del maschio: forse perché quest’ultimo fisicamente è più possente, forse perché apparentemente manifesta maggiore forza, intelligenza, quando non è certamente il sesso ad identificare l’intelligenza e la forza di un essere umano. Ciò che però fa sorridere è di come nell’idea comune l’uomo sia superiore alla donna quando in natura è proprio quesl’ultima ad avere delle qualità in più. E’ noto a tutti che la donna è in grado di sopportare maggiore stress, maggiori situazioni negative a differenza dell’uomo che invece cerca consolazione e approvazione proprio dalla stessa. Spesso mi sono chiesta del perché, perché tale fenomeno esiste in modo così prepotente e perché di fronte ad esso i sentimenti si perdono.
Figli che uccidono madri; mariti e fidanzati che uccidono mogli e compagne; padri che uccidono figlie … e così via, ma nonostante le numerosi notizie che giornalmente vengono presentate dai media, l’atteggiamento che si ha è sempre abbastanza freddo o meglio, preciso, molto empatico all’inizio per poi raffredarsi nel corso del tempo. In qualche modo si tende a giustificare l’azione commessa e questo parte non solo dagli uomini ma soprattutto dalle donne. Basti citare episodi di revenge porn dove in molte occasioni la vittima viene vista come carnefice, accusata di essere una poco di buono e per questo posta alla gogna mediatica dove il sentimento del dispiacere viene sostituito dal disprezzo. O ancora, nei casi di uccisione di donne dove spesso il carnefice, in modo indiretto, viene giustificato. Queste reazioni dovrebbero far riflettere e farci comprendere che l’emancipazione della donna non è ancora avvenuto. Per quanto ella desideri raggiungere un cambiamento, un rispetto sociale, tale desiderio viene ostacolato proprio dalle altre donne che custodiscono e difendono in modo consapevole o inconsapevole un’ideologia destinata a rimanere viva nel tempo.
E dunque mi chiedo che evoluzione pretendiamo se poi rimaniamo ancorati ai concetti del passato ? Che cambiamento pretendiamo se giudichiamo e non comprendiamo. Che passaggio in avanti desideriamo se non ampliamo la mente. E’ un tema talmente delicato e complesso che andrebbe analizzato a fondo, dalla sua origine alle sue conclusioni, ma in questo articolo mi limito a porre questa riflessione, sperando che col passare degli anni avvengano delle evoluzioni concrete da bloccare e arrestare un fenomeno sempre più tetro.
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