Chiuse le indagini preliminari relative al crollo della palazzina alla Rampa Nunziante di Torre Annunziata.
Le indagini, svolte dalla Procura, dai Carabinieri e dalla Polizia, hanno consentito di accertare che la causa tecnica del crollo furono i lavori di manutenzione straordinaria eseguiti da Velotto Gerardo al secondo piano del palazzo, in assenza di qualsiasi titolo abilitativo, con i quali vi fu la demolizione dei tramezzi divisori, che causarono lo schiacciamento.
Responsabili del crollo -come riportato nel comunicato della Procura a firma del Dr. Alessandro Pennasilico- sono ritenuti gli architetti Bonzani, Manzo e Cuccurullo (deceduto nel disastro), in quanto, nonostante la sussistenza di uno stato di dissesto evidente, ponevano e/o facevano porre in opera presidi di assicurazione insufficienti al consolidamento della struttura.
Analogamente è stata ritenuta la responsabilità dell’amministratore Cuomo Roberto che, a conoscenza dell’illegittimità dei lavori, ometteva di richiedere a Velardo Gerardo l’esibizione dei titoli abilitativi, nonostante le segnalazioni degli altri condomini.
I reati di falso ideologico in atto pubblico sono state altresì contestati a Rita Buongiovanni, Giuseppe Buongiovanni, Donatella Buongiovanni, Roberta Amodio, che dapprima, di promittenti venditori e, poi, di venditori dell’immobile interessato dal crollo in favore di Rosanna Vitiello, Ilaria Bonifacio, Aniello Manzo, Emilio Cirillo, Marco Cuccurullo, Roberto Cuomo e Fortunato Massimiliano Lafranco, attestavano falsamente nel contratto preliminare di vendita stipulato davanti al notaio Domenico di Liegro in data 20.07.2015 e nel contratto definitivo rogato il 21.04.2016 davanti al medesimo notaio, che l’intero fabbricato era stato realizzato in epoca antecedente al 1 settembre 1967 in conformità alla normativa vigente; attestazione non veritiera, atteso che l’intero fabbricato risulta realizzato in assenza di titolo abilitativo, risultando agli atti come detto solo una licenza edilizia rilasciata in data 5.06.1957 per una villetta bifamiliare, composta da una piccola rimessa padronale, un piano rialzato con due vani e accessori e da un piano superiore con quattro vani, edificio completamente diverso da quello realizzato, e che i dati indicati con riferimento alla licenza edilizia (25 maggio 1959 n. 2613) in realtà erano relativi alla autorizzazione alla abitabilità.
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