Con la fine dei campionati tutti i rugbisti sono in vacanza. Approfittandone di questa pausa, la nostra redazione ha voluto intervistare Rubina e Roberta Panariello. Le sorelle, figlie d’arte, che hanno ben figurato nell’ultimo anno sportivo.
Ragazze come è nata la passione per questo sport?
Iniziamo col ringraziarvi per averci scelteper questa intervista. Ci siamo innamorate di questo sport grazie alla famiglia, ma soprattutto a zio Giancarlo (prima giocatore e poi allenatore a Torre) che si è innamorato molto prima ed è riuscito a trasmetterlo a noi. Insieme a nostro padre ci hanno portato sui campi da rugby sin da quando eravamo piccole. È non abbiamo potuto fare a meno di “ammalarci” per questo sport.
Abbiamo dovuto aspettare diversi anni prima della creazione di una squadra di rugby femminile a Torre del Greco, ma da allora non siamo più tornate indietro, come una sorta di dipendenza, con la differenza che col rugby si ottiene solo del bene.
Roberta quest’anno sei passata dal rugby a 7 a quello a 15, hai trovato difficoltà?
Ho giocato per circa cinque anni a rugby a 7 e devo dire che mi ha regalato i migliori anni di sport, ma ho sempre desiderato di avvicinarmi anche al rugby a 15, mi ha sempre attratta. Quest’anno mi sono lanciata anche in questa nuova avventura. La difficoltà maggiore l’ho avuta nel dover imparare una nuova visione di gioco, perché c’è da dire che sono due sport molto differenti. Ma la vera paura era il non riuscire ad integrarmi nello spogliatoio con le nuove compagne, ma posso dire di averla superata alla grande. Ho sentito accanto a me una nuova famiglia ed anche loro mi hanno regalato nuove emozioni. Le emozioni che si provano quando ho quella palla ovale tra le mani sono indescrivibili, e la cosa più grande è vedere che c’è un’intera squadra pronta a difenderti con gli artigli, ma soprattutto con il cuore.
Roberta quest’anno hai giocato per il Benevento, disputando un ottimo campionato. Ma l’anno prossimo giocherai ancora con i Sanniti?
Quest’ anno siamo arrivate in semifinale scudetto, siamo state battute solo dai campioni in carica. Ma è stato, a mio parere, un ottimo risultato. Per l’anno prossimo ci sono molte idee che mi frullano per la testa, ma ancora nulla di concreto. Diciamo che l’unica cosa certa è che il rugby fa parte di me e non ho intenzione di restarne fuori.
Rubina quali sono i motivi che ti hanno spinta a passare da giocatrice ad arbitro?
Curiosità. Quando mi sono tesserata il primo anno come allievo arbitro giocavo ancora. Seppi che c’era il corso per diventare arbitro di rugby e senza pensarci troppo ci andai. E oggi se ci penso, non avrei mai immaginato che mi coinvolgesse così tanto.
Rubina ti inspiri a qualche arbitro in particolare, chi è il tuo modello?
In generale cerco di imparare quante più cose possibili da tutti. Ognuno con la propria esperienza può insegnarmi qualcosa. Certo il riferimento è spesso l’arbitraggio ad altissimo livello.
Ragazze quali sono i vostri obiettivi? Dove vi piacerebbe arrivare?
Crescere, e perché no raggiungere alti livelli, ma l’obiettivo principale è quello di riuscire a trasmettere questa passione anche ad altre ragazze. Il rugby femminile, in Italia, purtroppo non è ancora molto diffuso. Diciamo che troppe persone pensano ancora che “non è uno sport da donne” ma questa è un affermazione balorda. Una donna non si misura dal altezza dei suoi tacchi, e se proprio vogliamo dirla tutta, anche una rugbista porta i tacchetti, ma sui campi da gioco.
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube
RSS