Giù le mani da Maurizio Sarri. E’ il caso di dirlo, scriverlo ed urlarlo. Sarri ha il merito di aver impresso nel Napoli una nuova mentalità: quella di fare gioco ovunque per vincere. E di gioco il Napoli ne macina. Sicuramente troppo rispetto ai risultati ottenuti, ma questo è un altro problema. Da più parti si leggono critiche al mister toscano in merito al mancato utilizzo di Rog, come se l’ex Dinamo Zagabria potesse essere la panacea agli attuali limiti della rosa azzurra. Schierando Rog in questo momento si rischierebbe di bruciarlo. Lo avete visto Diawara? Avrebbe avuto lo stesso impatto se Sarri lo avesse schierato sin dalle primissime giornate? Non c’è controprova, ma il rischio più grosso per i giovani è quello di caricarli di responsabilità in momenti delicati, per poi bruciarli. Lo stesso Totti, dal grande Carlo Mazzone, a 18 anni veniva usato col contagocce, e non mi venite a dire che di classe ed estro il Pupone non ne avesse già 22 anni fa.
Le cause della carenza attuale dei risultati del Napoli sono altre. Che colpa ne ha l’allenatore se la sua punta di diamante viene bloccata da un infortunio, peraltro subìto in nazionale, che lo mette fuorigioco per 4 mesi? Che colpa ne ha se il suo giocatore più rappresentativo (Reina) sta vivendo il periodo più difficile della sua carriera? Che colpa ne ha se Ghoulam, Koulibaly e Maksimovic a turno sfoderano errori individuali da oratorio? O se Insigne sbaglia un rigore?
Le responsabilità di questa crisi di risultati- se ci sono- vanno cercate nei singoli, nella cattiva sorte con le decisioni arbitrali (non ci dimentichiamo dei torti subiti dagli azzurri a Genova, Pescara ed in casa col Besiktas) o in chi ha costruito una rosa in estate, certo non al risparmio, ma incompleta nel reparto avanzato ed in un’alternativa a Reina.
Le somme a maggio. I campionati, per fortuna, non finiscono a novembre, ma a maggio, ed i cavalli di razza vengo fuori alla distanza. Ed il Napoli di Sarri è un cavallo di una razza pregiata, guidato da un grandissimo condottiero.
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