Entra in una fase cruciale la questione Deiulemar, il crack finanziario che ha coinvolto migliaia di famiglie e bruciato circa 800 milioni di euro. Sono diversi i filoni processuali che proprio in questo periodo sono entrati nel vivo. Lo scorso 15 giugno infatti c’è stata l’udienza della Corte di Cassazione sulla società di fatto, nella quale gli armatori avrebbero fatto confluire beni direttamente riconducibili alla Deiulemar. I giudici sono chiamati a valutare l’effettiva esistenza di tale società, peraltro già dichiarata fallita con la Corte di Appello di Napoli che il 24 giugno ha respinto il giudizio di revocazione del fallimento proposto dagli armatori. Il prossimo 6 luglio ci sarà poi il secondo grado del processo penale a carico degli azionisti della compagnia. Sono inoltre in corso giudizi contro gli organi di controllo e contro il governo di Malta dal momento che sono stati rinvenute nell’isola delle società che hanno contribuito a spogliare la compagnia di navigazione di ogni bene. Da considerare poi la mobilitazione degli obbligazionisti che stanno raccogliendo le firme per revocare la curatela fallimentare, ritenuta inadeguata per le spese eccessive di gestione del fallimento e per i ritardi nell’erogazione dei primi riparti.
Raggiunto telefonicamente dalla nostra redazione l’avvocato dell’Unione consumatori Antonio Cardella, che segue da vicino gli obbligazionisti della Deiulemar, ha rilasciato una lunga intervista nella quale ha fatto il punto della situazione sul crack finanziario. Di seguito l’intervista integrale.
Quali sono gli sviluppi più importanti della vicenda Deiulemar?
Relativamente alle tappe più importanti della vicenda abbiamo già terminato la verifica di tutte le domande di ammissione al passivo. Quasi tutti gli obbligazionisti, salvo qualcuno che non aveva la documentazione in regola, sono stati riconosciuti creditori e questo credo che sia il passaggio più importante se consideriamo che 4 anni fa la maggior parte credeva di avere in mano carta straccia. Il primo obiettivo da raggiungere era quello di far riconoscere il credito. Altro passaggio fondamentale è rappresentato dal fatto che per il 99,9% degli obbligazionisti la curatela si è costituita nel fallimento della società di fatto, fattore importantissimo in quanto le speranze per i creditori di riottenere qualcosa dipendevano dal fallimento della suddetta società.
In tema di tappe importanti il 15 giugno si è tenuta l’udienza dinanzi alla Corte d’Appello sulla società di fatto. Cosa implicherebbe una sentenza favorevole e che sensazioni ci sono in merito?
La società di fatto in poche parole è rappresentata da una serie di società costituite a nome di terzi nelle quali la Deiulemar ha fatto confluire i beni. Senza il fallimento della società di fatto il capitale della Deiulemar era poca cosa. Avverso il fallimento della società di fatto gli armatori hanno fatto ricorso in Corte d’Appello che è stato rigettato. Hanno fatto poi ricorso in cassazione con l’udienza che si è discussa appunto il 15 giugno. Crediamo e auspichiamo che la sentenza sia favorevole, il verdetto arriverà presumibilmente dopo l’estate. Con la conferma dell’esistenza della società di fatto con l’annesso fallimento abbiamo altre garanzie su cui rivalerci. Tra l’altro un altro tassello fondamentale è che tutti i creditori che sono stati riconosciuti anziché effettuare singolarmente l’ammissione al passivo nella società di fatto lo hanno fatto tramite la curatela, che per conto di tutto gli obbligazionisti e a costo zero si è insinuata nel fallimento.
Quali sono gli altri giudizi in corso?
C’è la questione del giudizio penale degli armatori con il processo d’appello fissato per il 6 luglio, oltre poi ad una serie di giudizi in corso contro banche e organi di controllo. C’è anche un azione contro il governo maltese per dei trust che erano stati individuati come società che contribuivano a distrarre beni dalla Deiulemar.
Che sensazioni ha sulle possibilità di recupero per i risparmiatori?
Considerando che di solito dai fallimenti non si becca nulla, questo è un fallimento sui generis, in quanto se questi giudizi e azioni che stiamo portando avanti dovessero andare bene ci sono speranze di recupero per gli obbligazionisti. E’ chiaro che i risparmiatori non possono pensare di poter recuperare capitale e interessi, l’obiettivo deve essere quello di limitare i danni. Non possiamo fare alcuna previsione ne sul quanto si può recuperare e ne sulla tempistica. Anche perché i beni sequestrati hanno un certo valore ma non sappiamo poi quanto si possa ricavare effettivamente dalla loro vendita. Se vanno bene queste azioni le possibilità di recupero ci sono ma non possiamo dare percentuali.
Proprio sui tempi per ottenere i primi riparti si è acuito il malcontento degli obbligazionisti.
In effetti le lamentele delle persone riguardano soprattutto i tempi, ma è un problema che riguarda da vicino la giustizia italiana. Già il fatto di aver ultimato la fase di ammissione al passivo in un anno e mezzo, esanimando dodicimila domande, è stato un successo poiché in poco tempo abbiamo dato la certezza ai risparmiatori di essere creditori della Deiulemar. Ora l’obiettivo è quello di tramutare in soldi i beni che sono stati posti sotto sequestro. La percentuale di rimborso nell’immediato, fissata all’1%, la ritengo irrisoria. Anche la modalità non la condivido, il fatto di comunicare le coordinata bancarie per ricevere i soldi lo trovo inopportuno.
Che idea si è fatto sulla petizione promossa dagli obbligazionisti per rimuovere la curatela?
Se la gente raccoglie le firme per mandare via la curatela come forma di protesta contro la perdita di tempo io credo sia un’azione inutile. Si tratta di un fallimento che non ha precedenti, se la curatela va via a mio avviso si complicano ulteriormente le cose poiché ci sarebbe bisogno di nominarne un‘altra, se ne insedia un’altra che deve leggere tutte le carte e allora si complica tutto. Se invece l’iniziativa ha come motivazione il fatto che qualcuno ha ravvisato delle irregolarità nell’operato della curatela allora l’azione sarebbe legittima. Per adesso onestamente non ho capito bene quali siano i motivi alla base di questa raccolta firme.
Cosa non ha funzionato nei controlli per arrivare ad un crack del genere?
Questo è un altro capitolo, non a caso abbiamo cause in corso contro gli organi di controllo. Il problema è a monte, ci sono grosse responsabilità degli organi di controllo in quanto c’erano già delle avvisaglie su quello che poteva accadere. Che si raccogliessero ingenti somme di denaro era a conoscenza di tutti, infatti molti investitori venivano da fuori regione. Evidentemente chi doveva controllare i flussi di denaro che circolavano sulle banche cittadine non lo ha fatto. Se anche persone di un certo rango sociale investivano nella Deiulemar come poteva il cittadino medio sospettare che qualcosa poteva non andare per il verso giusto, o andare a spulciare i bilanci per accertarsi che c’era qualcosa di anomalo.
Torre del Greco – Deiulemar, respinto il giudizio di revocazione promosso dagli armatori
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