Troppo silenzio, troppo disinteresse, poteri forti inattaccabili, tanti tentativi di insabbiare la vicenda, ma alla lunga la verità sta venendo a galla e i nodi stanno tornando al pettine. La vicenda Deiulemar – che da quattro anni ormai tormenta i circa 13000 obbligazionisti che hanno visto in un attimo volatilizzarsi i risparmi di una vita – negli ultimi tempi ha preso una piega ben precisa. La notizia dell’arresto dei fratelli Della Gatta, rei di aver sottratto liquidità e beni mobili alla disponibilità della curatela fallimentare e di conseguenza ai creditori, è la prova che nonostante la lentezza della macchina burocratica la giustizia sta facendo il suo corso. Già con la condanna in primo grado al processo penale, gli armatori si sono visti inflitti una pena esemplare in relazione ai reati contestati, complessivamente ben 86 anni di carcere per coloro che un tempo venivano visti dai torresi come dei benefattori e che ora sono diventati i loro carnefici. Anche l’ottimismo che gravita intorno alla sentenza della Cassazione, che si pronuncerà sulla cosiddetta società di fatto, fa capire che ormai non si può più negare l’evidenza. Chi ha sbagliato deve pagare e bisogna fare di tutto per consentire ai risparmiatori di massimizzare il recupero dei capitali persi. Tanti giudizi in corso, tante azioni e indagini volte a ricostruire un patrimonio sterminato che sembra essere scomparso nel nulla. Il tutto celato da una serie di artifizi di alta finanza, con la costituzione di società all’estero e l’ausilio di prestanomi allo scopo di spogliare la Deiulemar di ogni bene e lasciare a bocca asciutta i creditori. Tante famiglie facevano affidamento sull’interesse annuale che per tanti anni ha fatto si che la Deulemar diventasse una vera e propria banca, la cui solidità non veniva mai messa in discussione. Poi il rincorrersi di voci sulle difficoltà della società e la corsa a richiedere la restituzione del capitale hanno fatto si che il castello di carta su cui poggiava l’impero Deiuelmar crollasse. Le ultime vicende fanno ben sperare, è stato pianificato il primo riparto a favore degli obbligazionisti in riferimento al fallimento della società operativa, cifra che, seppur esigua, si propone di essere soltanto un piccolo anticipo. Sarà poi il giudizio della Cassazione che, accertando l’esistenza della società di fatto, darà praticamente il via libera all’aggressione dei beni confluiti nella stessa. Non è semplice essere ottimisti, tra rinvii di udienze, giochi politici e conflitti di interesse, ma la speranza è l’ultima a morire. La tenacia con la quale gli obbligazionisti hanno seguito la vicenda e presenziato alle varie udienze giudiziarie, deve essere da esempio per arrivare coesi e compatti alla meta, al termine di un calvario giudiziario che deve finire con un lieto fine.
Editoriali
Deiulemar – Uno spiraglio di luce in fondo al tunnel
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