Il tanto criticato Decreto Dignità ha aperto molteplici discussioni e un confronto molto aspro e aperto. Il punto principale della misura del governo è il divieto totale di ogni forma e tipo di pubblicità riguardante il gambling.
Ma è giusto chiudersi quali siano i numeri di questo settore sui cui da anni si prova a intervenire con una riorganizzazione e un riassetto. La cosiddetta spesa per il gioco, che corrisponde al ricavato, detto anche in termini tecnici volume d’affari, nel 2017 è stata pari a 20,1 miliardi di euro. Una cifra a dir poco da capogiro. Va segnalato un leggero aumento rispetto all’anno precedente, dove erano stati toccati i 19,2 miliardi di euro. Un altro aspetto di cui non si può non tenere conto è quello della tassazione. Quest’ultima corrisponde al 51% della spesa ed è quindi di circa il 10%.
Inoltre, va detto che lo Stato incassa anche attraverso la tassa sulle vincite. In alcuni casi però, come ad esempio per i casinò online,questa non è prevista. Questo avviene perché i casinò pagano la concessione allo stato come sostituto di imposta ed è quindi prevista una trattenuta all’origine. Il vincitore non è quindi tenuta a comunicarla in sede di dichiarazione. Tale normativa vale tra l’altro anche per i siti di scommesse, in quanto anch’essi sono già tassati in origine.
La situazione cambia invece per i gratta e vinci. Nel loro caso, per le vincite che superano i 500 euro, è prevista una tassazione del 12%. Quest’ultima scende all’8% nel mai fuori moda gioco del Lotto. Per le videolottery la percentuale è di nuovo del 12%, come per il superenalotto. Il picco più altro viene toccato dai quiz televisivi. Su questa tipologia di vincita viene infatti applicata una tassazione del 20%. Inoltre, dopo aver incassato la vincita, è necessario cambiare i gettoni d’oro presso gioiellerie selezionate, dove recarsi quando il cambio dell’oro è particolarmente favorevole. Altrimenti il rischio è quello di perdere, seppur indirettamente, altri soldi.
Insomma, dati e numeri fanno pensare che il gioco d’azzardo sia un’industria florida e assolutamente in un ottimo stato di salute. E in realtà è così. Ma il Decreto Dignità potrebbe portare dei cambiamenti radicali dal punto di vista strategico e non solo. Il divieto di pubblicità può senza alcun dubbio creare difficoltà e problemi, ma può diventare anche uno stimolo per studiare nuovi approcci e nuove offerte. Resta solo da capire se questo intaccherà anche i risultati positivi. Il 2018 potrebbe quindi tramutarsi in un autentico anno zero.
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